Si accettano miracoli: la recensione di adamolavigna
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Si accettano miracoli: la recensione di adamolavigna

Si accettano miracoli: la recensione di adamolavigna

E’ sempre difficile giudicare le commedie italiane, di per se spesso semplici e leggere perché e’ quello che il pubblico medio si aspetta. La trama e la storia passano solitamente in secondo piano, per non parlare della regia o della fotografia, percio’ l’unico obbiettivo e aspetto da analizzare in queste opere dovrebbe essere quello di riuscire a far ridere. Quindi occorre giudicare la qualità degli sketch o della gag, della trovata comica e della battuta, dello spunto e dell’invenzione che l’autore-attore mette in atto, tralasciando come detto se il tutto si lega in una trama lineare e logica. Ad essere onesti però , caso più unico che raro, in “Si accettano miracoli” la qualità della trama supera la qualità dei sorrisi che Siani riesce a strappare. Si perché furbescamente il comico napoletano pesca in ambienti e situazioni tipiche della commedia italiana anni 50, quella in bianco e nero, con molti personaggi ( tra cui una banda di orfani monelli che fa tanto Buster Keaton ) che ruotano intorno a un centro ( il paesino sperduto ) con un nucleo ( la comunità paesana ) che si muove nei soliti luoghi ( la piazza dove il tempo si è fermato e la chiesa, luogo di culto ma anche “epicentro” di aggregazione popolare) portando ottima varietà al canovaccio e all’intreccio dell’azione. Ma a steccare clamorosamente e’ proprio Siani comico, l’insieme delle sue battute, scontate e piatte, monotone e già risentite, alla lunga annoiano, risultando quasi dannose per i contenuti e per l’intelaiatura della trama. Vorrebbe essere un novello Massimo Troisi, ma in realtà riesce solo a scimmiottare e a omaggiare in modo grottesco quell’inimitabile maschera napoletana, quell’irraggiungibile Pulcinella che Siani che cerca di emulare da sempre. Stendiamo un velo pietoso su Fabio De Luigi poi, perché sarebbe come sparare sulla croce rossa

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