Nella gran selva dei documentari a tesi politica, Silvio Forever si affianca ai vari Viva Zapatero, Videocray e Draquila, aggiungendo poco alle polemiche che riempiono i talk show di seconda serata. Instant movie di puro montaggio (a parte qualche inserto grafico e la voce fuori campo, non ci sono materiali originali), il film è messo assieme raccogliendo ritagli di giornale, vecchi segmenti televisivi e video che circolano su You Tube. L’intento – sottolineato dalla didascalia che precede i titoli di testa – è quello di dare una ricostruzione di successi e scandali legati al nome di Berlusconi che sia strettamente ancorata alle sue stesse parole, allacciate le une alle altre in un enorme collage. Dalla nascita delle televisioni private, allo scandalo-Ruby, il ritratto che ne emerge è arci-noto: un titano dell’imprenditoria e della manipolazione, cresciuto umanamente e professionalmente nella convinzione che le due strade corrano parallele. Il risultato è semi-trasparente, non incide su dibattiti ormai decrepiti e soprattutto rischia di far arrabbiare tutti: a destra, perché trattasi comunque del solito veemente atto accusatorio; a sinistra, perché l’accusa erige per paradosso un altare all’uomo di potere (il titolo è al riguardo fin troppo indicativo).
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Mi piace
La volontà di mettere in piedi un processo dando soprattutto la parola all’accusato.
Non mi piace
La mancanza di intuzioni originali e la povertà del materiale.
Consigliato a chi
Ama le polemiche politiche da bar almeno quanto quelle calcistiche.
Voto: 2/5
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