Esiste un cinema della realtà che tende a diffondere una visione differente di ciò che abitualmente ci viene propinato dai mass media. E’ un cinema di frontiera che usa la fiction per informare alimentando la conoscenza popolare. Da un lato c’è la propaganda alla Michael Moore, che prende una posizione netta e aggredisce nel tentativo di convincere, dall’altro c’è il docu-film asciutto e obiettivo che ha lo scopo di mostrare, smuovendo le coscienze senza opinare sull’argomento. E’ un confine sottile fra giornalismo e cinematografia che non sempre raggiunge gli scopi prefissati o l’interesse che spera. Ed è il caso di Silvio Forever (regia di Roberto Faenza, da un’idea di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella e con Neri Marcorè come voce narrante) che, purtroppo, E’ SOLO UN TENTATIVO INCONSISTENETE. Primo perchè non aggiunge nulla al personaggio Berlusconi di cui sappiamo più di quello che vorremmo, vittorie e deliri sono di dominio pubblico e a volte la realtà supera il fantasy. Secondo perchè non prende nessuna posizione, ne di contestazione ne di santificazione che poi è quello che avviene comunemente parlando del Premier, adoranti e ciechi seguaci spinti da amore incondizionabile o nemici giurati e perpetuamente accaniti. Insomma: un cinema giornalistico o ci mostra qualcosa di totalmente nuovo o ci mostra qualcosa di vecchio, ma da un punto di vista nuovo. E Silvio Forever non fa nulla di tutto questo. Poi vediamo al TG il Presidente del Consiglio che davanti ad una platea di Sindaci, con i vestiti della festa e la fascia tricolore, racconta una barzelletta su una mela al sapore di vagina. M’illumino di costernazione e capisco che nessun docu-film renderà mai quanto l’impagabile realtà. Da vedere se non siete Michael Moore.
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