Sinister: la recensione di Gloin90
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Sinister: la recensione di Gloin90

Sinister: la recensione di Gloin90

Divinità pagane malvagie, demoni, spiriti irrequieti e bambini sono un mix collaudato. Vedi The Omen (1976) di Richard Donner e Poltergeist (1982) di Tobe Hooper o ai più recenti The Last Exorcism (2010) Daniel Stamm e The Possession (2012) di Ole Bornedal.
Sinister è un insieme di tutte queste proprietà ma sembrerebbe migliore degli ultimi due film citati i quali non hanno conseguito molto successo di critica e pubblico.
Ecco quindi che arriva, nel già vasto mondo dei demoni cinematografici, una nuova entità soprannaturale. Bughuul (si legge bagul) è una divinità babilonese dedita ad una normale arte culinaria: mangiare bambini.
Ellison Oswalt (Ethan Hawke), uno scrittore di storie vere di cronaca nera, si trasferisce con la moglie Tracy (Juliet Rylance) e i due amati figli, Trevor (Michael Hall D’Addario) e Ashley (Clare Foley) a King County in Pennsylvania. Dopo il suo ultimo successo, Kentucky Blood, Ellison viene dimenticato. La sua tenacia nel raccontare la verità non si ferma e il suo nuovo libro è il motivo per il quale si è trasferito: sta indagando su un omicidio plurimo, che avvenne proprio nel giardino della nuova casa; la famiglia precedente, gli Stevenson, venne impiccata e la figlia minore scomparve nel nulla.
Mentre la famiglia riordina la casa, Ellison trova in mansarda, apparentemente vuota, una scatola. All’interno sono riposti una cinepresa e dei filmini in super 8 che mostrano l’omicidio della famiglia Stevenson, ripresi probabilmente dall’assassino in persona, e altre quattro pellicole che presentano altrettante famiglie orribilmente assassinate.
Ellison non avverte le autorità anche quando, dopo un’attenta analisi, scopre che in tutte le pellicole c’è un’oscura figura con il volto deformato e cadaverico. Per lo scrittore di cronaca nera è una ghiotta occasione. Un agente di polizia lo aiuta a far luce sugli altri casi scoprendo che hanno delle cose in comune: il membro più giovane di ogni famiglia uccisa scopare nel nulla e nel luogo del delitto viene ritrovato un simbolo esoterico. Un professore, esperto di occulto, collega il simbolo alla divinità pagana babilonese Bughuul dedita, si dice, alla caccia di anime di bambini. Sebbene Ellison non creda nel paranormale, avverte presenze all’interno della casa finché una notte non incontra il Bughuul, insieme ai bambini scomparsi, in soffitta; quella stessa notte brucia il contenuto della scatola e fugge insieme alla famiglia. Ma è troppo tardi: con la visione dei filmini, Ellison, ha aperto un varco tra il mondo terreno e quello del demone, il quale è pronto a portarsi via la cosa a cui Ellison tiene di più.
Dopo The Exorcism of Emily Rose e il fantascientifico e criticato, The Day the Earth Stood Still, il regista Scott Derrickson torna all’horror con un lungometraggio intenso e claustrofobico.
Discreto il montaggio che crea fluidità ed è utilizzato con abilità nei colpi di scena dove è necessario incalzare la narrazione o nei momenti di suspense dove bisogna tenere sulle spine lo spettatore. La fotografia con poca luce crea un senso di oppressione e claustrofobia ma non è mai troppo oscura. Sebbene si possa pensare, quando si sta visionando il film, ad un altro molto simile per quanto riguarda i contenuti, The Ring (il demone entra nel nostro mondo attraverso uno schermo e uccide o punisce chi guarda il video), Sinister non scade mai nella citazione come copia spudorata ma si reinventa. Un po’ fiacca la recitazione dei comprimari e alcuni dialoghi scontati; Ethan Hawke invece, dopo tre anni di pausa, torna a recitare ma non è mai sopra le righe benché il film sia stato creato su misura per lui.
In conclusione possiamo dire che Derrickson ha fatto centro: non è un horror perfetto ma mescolare il thriller (omicidii seriali) e l’horror paranormale (demoni, divinità) crea un film coinvolgente per tutti gli amanti dei film horror con un finale che fa increspare le labbra in un risolino tra l’ironico e il macabro.

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