L’ex agente FBI e veterano di guerra Will Sawyer (Dwayne Johnson) è il responsabile di un sistema di sicurezza dei grattacieli. Quando il grattacielo più alto del mondo prende fuoco, la colpa ricade su di lui, che si ritrova invischiato in un pericolosissimo intrigo internazionale a Hong Kong.

Will ha perso la gamba, ha un nuovo arto artificiale, si lancia nel vuoto da altezze impossibili e dovrà affrontare una catastrofe fiammante per trarre in salvo la moglie (Neve Campbell, la star della saga cinematografica Scream) e i figli, rimasti bloccati all’interno dell’edificio gigantesco da 220 piani. 

Si rimane sempre stupiti e un po’ ammirati dalla leggerezza naïf e dal pirotecnico senso dello spettacolo di Dwayne Johnson, in arte The Rock. Non può che essere così anche in Skyscraper, dove la catastrofe si fa immane e il nostro eroe popolare, nel senso più intimo e collettivo del termine, dovrà sobbarcarsi i soliti sforzi sovrumani.

L’adrenalina come sempre è alle stelle, c’è anche un prologo militare che chiarisce il passato e le “ombre” militaresche del personaggio, recuperatore di ostaggi al soldo dell’esercito, oltre che marine. Ma a contare è soprattutto la rocciosa stazza di The Rock, un vero prototipo americano, che non a caso si chiama addirittura Sawyer, come il Tom di Mark Twain. 

E poi c’è l’Asia, che in questo film è un fantasma avveniristico, sintomo di quanto gli americani abbiamo bisogno di guardare a quel mercato e a quegli spazi per colmare le proprie mancanze di immaginario. Per poggiare i piedi su qualcosa di ancora più rampante, supersonico e che sembri costruito l’altro ieri come può essere l’idea di modernità di un magnate hongkonghese da fumetto.

Uno scenario, quello del grattacielo in fiamme, che permette al film di omaggiare a più riprese Trappola di cristallo di John McTiernan, cult movie del 1988 con Bruce Willis che ha segnato una generazione e spalancato un oceano di insensatezza e avventatezza al genere catastrofico: le inverosimiglianze di Skyscraper, ludiche, fracassone e spesso (se non quasi sempre) mortalmente divertenti, sono senz’altro figlie di quell’oggetto di culto ormai canonizzato per qualsiasi cinefilo. 

Pur essendo in questo caso un eroe action e family con un’evidente menomazione, The Rock è l’unica star di questo livello ed esito commerciale a fare i conti, pur nella cornice di un cinema di grande impatto giocoso, con il rimosso dell’11 settembre. Come non vedere echi delle Twin Towers in quell’intero piano di un grattacielo in fiamme, e come non fare altrettanto anche in altri due film con Dwayne Johnson, San Andreas e il più recente Rampage – Furia Animale, dove il finale si apriva addirittura a un cratere figlio del Ground Zero?

La questione culturale è mortalmente interessante, anche perché in Skyscraper il superomismo di The Rock è messo sempre a dura prova: il suo ergersi a Dio ultraterreno fa i conti con delle ferite e dei muscoli da mostro da rimarginare col nastro adesivo (una scena da risate a crepapelle) e il Paradiso, in fondo, si riduce a una mera immagine riprodotta, al fluttuare nel vuoto di Hong Kong e sui suoi skyline straordinari esclusivamente grazie a delle incredibili telecamere 8K in altissima definizione. 

La vera impresa da Dio, però, rimane quella di riuscire a citare, in un film come questo (con un regista, Rawson Marshall Thunder, il cui nome tonante è tutto un programma), il gioco di specchi che ha fatto la storia del cinema de La signora di Shanghai di Orson Welles. Solo applausi. 

Leggi anche: Nessuno provi a fermare The Rock! Ecco il nuovo trailer di Skyscraper, anche in italiano

Leggi anche: Skyscraper: The Rock sente odore di grande pericolo nell’anteprima del trailer