Slam - Tutto per una ragazza
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Slam – Tutto per una ragazza

Slam – Tutto per una ragazza

Samuele, detto Sam (Ludovico Tersigni), ha sedici anni, ma anche una madre trentaduenne (Jasmine Trinca), e un padre (Luca Marinelli) che non stanno più insieme da anni, dopo averlo concepito in giovanissima età. La massima passione di Sam è lo skateboard e il suo eroe Tony Hawk, una leggenda assoluta dello skate nonché punto di riferimento costante del ragazzo, che col suo mito intrattiene dei dialoghi immaginari mentre ne legge l’autobiografia, Hawk. Professione skater. Sulla vita di Samuele e su quella della sua ragazza, Alice (Barbara Ramella), conosciuta a una festa con folgorazione annessa, è però in agguato un destino non così diverso da quello conosciuto dai genitori di Sam a loro tempo…

È un’operazione che a livello industriale il cinema italiano non frequenta spesso, quella intavolata da Andrea Molaioli con Slam – Tutto per una ragazza: l’adattamento di un romanzo di un popolarissimo scrittore inglese, Nick Hornby, spostato da Londra a Roma e con una marcata italianizzazione della vicenda anglofona contenuta nel libro, incentrato su una “maledizione del figlio a sedici anni” che si ripropone di generazione in generazione con nefasta regolarità. Il regista de La ragazza del lago Il gioiellino torna dietro la macchina da presa di una film targato Indigo Film, quella dei film di Sorrentino, e firma la sceneggiatura con Francesco Bruni e Ludovica Rampoldi, che negli ultimi anni si è ritrovata alle prese con alcune delle più peculiari e propulsive produzioni italiane, sia cinematografiche che televisive (Gomorra – La serie1992In Treatment, Il ragazzo invisibile di Salvatores).

Ed è insolita, nei modi produttivi e nella forma, anche questa trasposizione tutta italiana di Slam, che ha il pregio anzitutto di scegliere il tono, rigorosamente comico e brillante, adeguato a portare al cinema le parole di Nick Hornby e la solare, esilarante brillantezza della sua prosa. A differenza di molti progetti italiani inerenti gli adolescenti e la loro disarmante e sconclusionata inadeguatezza, specie se fomentata dall’apatia e dall’assenza di prospettive dell’Italia di oggi, Slam non teme di presentarsi come una teen comedy pura e semplice, perfino scriteriata e scombinata. Un’escalation piuttosto serrata di ironia e situazioni paradossali, gravidanze indesiderate e frangenti teneri e improbabili (il nome del nascituro di Alice e Sam è ispirato al cantante Rufus Wainwright, storpiato in modo esilarante e alieno).

Lo sguardo di Molaioli, con una freschezza e una levità di scrittura e di messa in scena che giocano continuamente al rialzo e paiono compiacersi della goffaggine imbambolata del giovane Ludovico Tersigni, riesce a restituire con grazia la superficie goduriosa e graffiante del testo di Hornby, la sua istantaneità romantica e sognante. Tale dimensione puntuale e sentimentale, soprattutto nella prima parte, quella dell’impacciato innamoramento tra Sam e Alice, si presenta come l’accompagnamento ideale delle proiezioni del ragazzo, che si rivolge al suo mostro sacro Tony Hawk facendone il sottofondo ispiratore delle proprie giornate.

Non è tanto un film sul mondo dello skate, Slam – Tutto per una ragazza, così come non lo era il romanzo di Hornby. Lo skate è però uno strumento di cui Slam si serve come vettore di velocità e di ebbrezza, di vigore e di gioia: non esiste infatti uno sport, ma soprattutto un oggetto, in grado di rappresentare meglio il brivido della gioventù, la sua corsa rettilinea e in apparenza liscia come l’olio ma in realtà senza metà e drammaticamente aperta agli imprevisti e ai contraccolpi più inaspettati.

Proprio come un trick e un’acrobazia azzardata, che spesso e volentieri possono rompere l’equilibrio di una corsa come tante altre per immergersi in una sfida capace di far saltare il banco, di sospendere il destino e farlo balenare a mezz’aria. Senza certezze, se non quella di cadere (bene o male nemmeno importa). Slam significa dopotutto battere, scagliare, scaraventare. Nei fumetti è il rumore di una porta chiusa con forza e nel gergo dello skateboarding indica, non a caso, una caduta rovinosa al termine di un’evoluzione acrobatica.

Tale precarietà si ritrova anche nel film di Molaioli, che però la stempera puntualmente col sorriso, anche a costo di risultare stucchevole o di aprirsi alla voragine di un registro stonato, che di tanto in tanto fa capolino. Anche l’alternanza tra presente e futuro, che si registrava già nel romanzo, viene maneggiata dal regista ma soprattutto dagli sceneggiatori in maniera fin troppo farraginosa e ripiegata su stessa, privando quel frangente della sana e liberatoria vena ludica che invece si respira altrove.

Dopotutto respiriamo aria fresca perfino nel rapporto di Sam con i suoi genitori, una misurata e azzeccata Jasmine Trinca e un Luca Marinelli veracemente sopra le righe nei panni romaneschi di un padre diseducativo ed esilarante. Una sorta di cameo allungato e di permesso premio, al quale sono destinati i dialoghi in assoluto più divertenti del film, che arriva nelle sale italiane il 23 marzo per poi approdare direttamente in streaming online nel resto del mondo (oltre 180 paesi!) dal 15 aprile. Un dettaglio produttivo e industriale non da poco e una sfida da questo punto di vista senz’altro vinta, soprattutto trattandosi di un romanzo straniero di uno scrittore molto letto e altrettanto amato.

Mi piace: la freschezza insistita e la comicità da teen comedy pura e semplice

Non mi piace: il gioco tra presente e futuro sviluppato nel finale

Consigliato a: i fan dello skate e a chi cerca un film italiano che trovi la propria identità ritagliandola intelligentemente su un modello estero

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