Uscito in pochissime sale, per poco tempo nel 2009, Sleeping Around è uno di quei film italiani d’autore che merita di avere una seconda possibilità. Sullo sfondo di una metropoli contemporanea, dieci personaggi incrociano le loro storie e le loro solitudini: ognuno con il suo destino ma accomunato agli altri dalla visione del sesso come merce di scambio, vero filo conduttore delle varie esperienze. Tra i protagonisti troviamo Sara (Anna Galiena) che cerca di convincere, attraverso una sfrontata seduzione, Marcelo (Dario Grandinetti), a firmare un contratto come testimonial per una bibita. Poi Sonia (Carolina Salvati), una studentessa di Marcelo che lo aspetta a casa pronta a offrirsi a lui. Mentre dall’altra parte della città la nevrotica Beatrice (Francesca Faiella) cerca di affrontare la malattia del suo fidanzato Paolo (Marco Foschi), convincendolo riguardo i benefici dei rimedi zen. A sua volta il ragazzo, dopo essere scappato da lei, si intrattiene per ore a parlare delle proprie esperienze sessuali con l’hostess Lory (Carmen Giardina). A completare il quadro ci saranno anche Elena (Jun Ichikawa), un medico legale in crisi con il marito, e Bed (Jamil Hammoudi), un immigrato tunisino impiegato come guardia di sicurezza e disposto a tutto per conquistare l’amore e il rispetto del figlio.
Dieci storie, che continuamente si intrecciano e si dividono tornando ad essere indipendenti, per dieci personaggi che hanno perso la speranza di amare e di essere se stessi in un labirinto di insoddisfazione personale e profonda solitudine. Sleeping around è insomma un film corale che, prendendo spunto da opere come Crash e Magnolia, attraverso un girotondo di incontri, sesso, malattia, dolore e insoddisfazione cerca di diventare l’affresco di una società cinica e vuota, ma che nel profondo sente il bisogno di riscattarsi. Ma se la molteplicità di storie e personaggi è la forza del film, ne è al contempo la debolezza, con alcune storie che rimangono appena abbozzate. Dove la narrazione annaspa, funziona invece la fotografia urbana dai toni grigi e freddi, prevalentemente notturni, che si rivela utile nella comunicazione di un messaggio di annichilimento dell’io causato dalla separazione del sesso dalle emozioni. Una separazione che rende difficile focalizzare desideri ed emozioni, rendendo quindi inutili le “lotte emotive” per poter riuscire ad ottenere quanto voluto.
Si seguono le vicende raccontate senza aspettativa di un finale vero e proprio, visto che il film racconta i personaggi attraverso le loro storie e non viceversa. Sleeping around si regge così essenzialmente sulle interpretazioni forti e sentite degli attori che con le loro espressioni, i loro sguardi e i loro gesti, celano e al contempo rivelano mondi privati che lo spettatore riesce a percepire.
In conclusione Sleeping around è un interessante esempio di come il cinema italiano indipendente sia ricco di realtà d’autore che valgono la pena di uno sforzo in più da parte dello spettatore, per il modo originale e intelligente con cui cercano strade diverse dalle produzioni più mainstream.
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Mi piace: gli attori sono riusciti a dare moltissimo ai loro personaggi, comunicando con gli sguardi anche quello che non è stato messo in scena.
Non mi piace: la lentezza poco funzionale alla storia di alcuni momenti del film, che porta ad un calo di attenzione e di pathos da parte dello spettatore.
Consigliato a chi: a coloro che cercano voci nuove ed originali nel panorama del cinema italiano d’autore.
Voto: 2/5
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