L’amore ai tempi dell’odio, visto senza romanzesca enfasi ma con il dolore di chi ha subito un’indelebile ferita sul cuore, di quelle che si protraggono per decenni, forse per sempre. 1991, 2001 e 2011, tre episodi che sottolineano il passare del tempo e il rimanere dello strazio: lo vediamo nel silenzio fantasmatico dei protagonisti, in questi luoghi desolati che si sta cercando di ricostruire, nelle macerie che non sono solo quelle delle case distrutte, ma anche della stabilità emotiva fatta a pezzi. Grande opera questa di Dalibor Matanic, cineasta a cui non interessano tanto il resoconto politico e i dettagli storici, quanto il dramma del conflitto che s’infligge nella gioventù a cui è stata strappata l’innocenza, la possibilità di fare la cosa più normale per un essere umano: amare ed essere amato.
In tutto questo, l’autore segue tre registri diversi che eppure si completano come un cerchio perfetto. Matanic colpisce non solo quando ci mostra la morte in diretta, ma anche quando sceglie un approccio più intimista e rinchiuso fra quattro mura domestiche, o quando tenta addirittura l’immersione nella regia più videoclippara e in acido. La suddivisione in episodi, allora, non funge solo da percorso simbolico morte → lutto → guarigione, ma rappresenta anche, per il regista, la possibilità di raccontare tre tipi di amore differenti colti con altrettanti stili di messa in scena, mantenendo però quella sensazione di perenne tormento che vediamo nei volti malinconici dei nostri personaggi.
La quiete dei bellissimi paesaggi si rompe col rumore assordante di uno sparo o un pianto, di un ritorno inatteso o un sentimento imprevisto. Il cineasta guarda dritto al suo obiettivo e si prende pure i rischi di alcuni azzardi estetici che diventano sospensione evocativa della diegesi, bellissime quanto poetiche concessioni alla forza dell’immagine. E in questo suo girovagare carico di spasmo, ci fa anche il più grande regalo che potrebbe mai portarci: quello della speranza, di una porta che viene lasciata aperta al nascere del sole. Forse, allora, possiamo davvero provare a costruire un nuovo domani, oggi.
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Mi piace: I tocchi di poetico struggimento che passano tra i malinconici silenzi
Non mi piace: Mmm.. il poster?
Consigliato a chi: È in cerca dell’amore fra le macerie del dramma
Voto: 4/5
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