Sposami, stupido!
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Sposami, stupido!

Uno scatenato matrimonio gay tra migliori amici

Sposami, stupido!

Uno scatenato matrimonio gay tra migliori amici

Yassine (Tarek Boudali) è un giovane studente del Marocco che si è trasferito da poco a Parigi per studiare architettura. Una mattina però la sua sveglia non suona, il ragazzo non si presenta a un esame, perde il permesso di soggiorno che di fatto era un visto per studenti e si ritrova nella condizione poco rispettabile di immigrato illegale. 

Dopo un momento in cui non sa davvero a che santo votarsi, non gli rimane che sposare il suo migliore amico Fred (Philippe Lacheau), con delle nozze gay riparatrici ma finte, al solo scopo di ottenere la cittadinanza. Un ispettore, però, darà loro del filo da torcere…

Scatenata e pirotecnica commedia francese, di colore e di costume, Sposami, stupido! si affida a un attore che ha già dimostrato di avere tutte le carte in regola per stupire al botteghino francese. Era un volto di Alibi.com e Babysitting, sempre in coppia col sodale Philippe Lacheau, biondo e aitante, mentre stavolta il progetto è tutto suo, con tanto di salto dietro la macchina da presa come regista.

Non mancano, infatti, le incursioni nel paese d’origine di Boudali, il Marocco, che sono il pretesto per squadernare una farsetta sul tradizionalismo e la diversità etnica e culturale, animata da una solarità innocua e gustosa, che prende spunto, per il disegno d’insieme, dal riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali in Francia, nel 2015.

Boudali tiene a galla il film praticamente da solo, con le sue facce buffe e i suoi occhioni da cartone animato, si ritaglia delle gag su misura insieme ai suoi tre co-sceneggiatori, accumula e abbonda, per leggerezza ma anche per trovare smaliziate che, maneggiando il queer in maniera fumettistica, strizzano in realtà l’occhio a tanta commedia sboccata americana.

Specialmente i fratelli Farrelly prima maniera: il tuffo dal ponte di Fred e Yassine che culmina col preservativo che finisce in faccia al secondo, per esempio, ma anche la ragazza grassa ma dal cuore d’oro che da brutto anatroccolo dimagrisce e fiorisce improvvisamente, complicando i suoi rapporti col simpatico Yassine, per non parlare dell’anziana erotomane, del gatto investito dal camion, dello strozzino di colore con tanto di rutilante colpo di scena.

Nonostante tutti questi eccessi, però, il film non è mai circense, non suona mai come un baraccone del demenziale, riuscendo a ribadire a più riprese la propria soavità e un’idea, intimamente cartoonesca, di comicità sociale, per quanto inserita in un contesto da gomma piuma. Quella che troppo spesso manca alla nostra commedia mainstream, serigrafata con lo stampino e con una meccanica, sistematica, rigorosissima pigrizia commerciale. 

Mi piace: la leggerezza demenziale che, nonostante gli eccessi, non calma mai davvero la mano e non rinuncia alla propria soavità cartoonesca.

Non mi piace: il modo di affrontare le tematiche forti della trama di tanto in tanto è un po’ all’acqua di rose.

Consigliato a: chi cerca una commedia francese con volti irresistibili e un radicato, pirotecnico gioco dei caratteri e degli opposti, con delle virate sboccate alla fratelli Farrelly dei tempi d’oro.

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