Star Trek Beyond: la recensione di MatteoArfini
telegram

Star Trek Beyond: la recensione di MatteoArfini

Star Trek Beyond: la recensione di MatteoArfini

In seguito ai due precedenti capitoli firmati dalla mano esperta di J.J. Abrams, il sequel di Star Trek into darkness è stato affidato al regista più noto della saga Fast and Furious: Justin Lin, che con Star Trek beyond cefca di matenere alto il livello dei precedenti capitoli.

Azzeccatissima la sequenza iniziale, costruita sul monologo del capitano Kirk riguardo alla situazione difficile di vita nello spazio durante la missione quinquennale dell’Enterprise, scena che svela un aspetto nuovo e profondo. L’azione però prende forse troppo in fretta il sopravvento:si assite in poco tempo alla distruzione dell’Enterprise da parte del misterioso villan Krall ( il bravo Idris Elba che nonostante tutto non riesce a regalare una performance degna dello spessore di quella precedente di Benedict Cumberbatch), che brama un oggetto in possesso del capitano.

Segue dunque il consueto naufragio sul pianeta nemico dove l’equipaggio si disperde.A questo punto troviamo l’altro punto di forza della pellicola: Justin lin infatti cerca di dare spazio e importanza ad ogni personaggio, togliendo così il primo piano alla solita coppia Kirk-Spok: ciò che ne risulta però sono semplici scene d’azione accompagnate da gag e battute ( le migliori delle quali vanno ovviamente a Simon Pegg) fino al banale e caotico scontro finale dove nuovamente l’azione e gli effetti speciali ( seppur molto godibili) non riecono a risultare abbastanza agli occhi dello spettatore “colmo” e annoiato già dalle prime scene di lotta e combattimenti. ( le riprese movimentate di Justin Lin, e il faccia a faccia finale tra Kirk e Krall dimostrano comunque una certa abilità nel gestire scene ad alto tasso adrenalinico)

Carino il colpo di scena sull’idntità di Krall, ma come accade spesso nel cinema moderno anche in questo caso la vicenda viene soppiantata dal digitale e dalle sequenze d’azione, che non riescono a donare al film una traccia indelebile, rischiando che venga etichettato come il solito “blockbuster” dove l’impatto visivo è la sola vera cosa che conta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA