Star Wars: Il risveglio della forza: la recensione di loland10
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Star Wars: Il risveglio della forza: la recensione di loland10

Star Wars: Il risveglio della forza: la recensione di loland10

“Star Wars: Episodio VII. Il risveglio della forza” (Star Wars: The Force Awakens., 2015) è il quinto lungometraggio del regista di New York J.J. Abramas.
La ‘Forza’ resiste, la ‘Forza’ si risveglia, la ‘Forza’ si compiace, la ‘Forza’ è maestr(i)a, la ‘Forza’ ci ricorda, la ‘Forza’ aliena e la ‘Forza’ arrovella la nostra cerv(ice)lla.
Ecco dopo ben 38 anni trentotto dall’uscita del primo ‘Star Wars’ (che poi sarebbe stato il quarto in episodi) esce il nuovo (si fa per dire) capitolo (numero sette) diretto dal regista ‘tuttofare’ J.J. Abramas (quello del seguito impossibile, della navicella volante, del superotto di omaggio e di molta televisione capolavori-zzata tipo ‘Lost’) che pare (anzi è certo) si stato dato in omaggio alla produzione LucasLtd o meglio Disney. Chi sa che qualche Steven non ci abbia messo lo zampino. (tra parentesi si legge che il Buon George Lucas non sia proprio soddisfatto del ‘vintage’ copy dell’ultimo filmone prendi dollari con qualche frecciata verso l’orso Disney…che sia il gioco delle parti o super-parti …. chi sa …; e poi si ritira con affermazioni di ‘poca forza’,….il Buon George pro ‘Walt’…).

E il ‘Lato Oscuro’ (Kylo Ren) padroneggia verso il Supremo Capo e il Supremo Padre (di cui ha quasi un ricordo) in incontri scontri epocali e riusciti a cui non si confà (o non c’è lo specchio rabbuiato dalla luce galattica) l’alter-ego di un’azione complementare a tutto tondo.
E il luogo dei vituperati tempi del cinema in ribasso e degli effetti speciali a super go-go il quel dell’Industrial Light & Magic si combinano in uno scontro di post-modernismo ad alto-livello restaurando un prodotto con cliché già conosciuti e una schiera di personaggi in posa che sembrano dirci tutti ‘ci siamo ancora’. E il ‘buon’ Han Solo si presenta da par suon con un saluto di compiaciuto istrione della saga e rivolgendosi al cast planetario (c)si sorbisce la battuta per il benvenuto in ripresa istantanea. Ciò che piace è la didascalia (sorridente) in elenco dei vari personaggi in (s)povero antico e mediamente irrigiditi nel ‘restauro’ di un’epoca oramai lontana.
“Star Wars” ha un marchio che demotiva e annienta ogni (o molto) di quello che si vorrebbe dire per togliere qualche (e più) pulce dalla vetrina ben allestita e (si deve dire) invitante. Tutto il battage pubblicitario (veramente considerevole) ha tolto il respiro ai più e ai meno avvezzi a tal tipo di prodotto. Inutile dirlo che ciò che indispone (prima) pone (dopo) lo spettatore qualunque (anche a chi è nato dopo il 1977) in uno stato di ‘avvolgimento’ da gioco-sogno che il risveglio (volutamente in parte) è tristemente ripetitivo e oggettivamente spento per non prendere qualche pastiglia di un buon ‘combustibile’ vitaminico. Anche perché il risveglio è donna (anche il dormiente che vuole pensare ad altro)
“S.W” ovvero il ‘merchandising’ esagerato senza ‘spoiler’ per nessuno e un copy-brand che degenera (e rigenera) l’imprimatur di un fenomeno che va ben oltre al film che si vede. E “S.W” giunge al settimo (cielo) di una prova narrativa di ‘reunion ’ di tutti o quasi con personaggi intristiti di ciò che ricordano e capelli increspati tra facce(ine) poco oramai sorridenti. Il Ti pace e non ti piace pare un gioco macchinoso sullo stile dei social imperanti. E sapere di cosa parla il film interessa poco per (ri)trovarsi in compagnia per un buon augurio di anniversario da sfolgorare pleonasticamente in ogni ritrovo di sala buia.. La Forza è viva per chi non smette mai di piacere a se stesso.

E l’omaggio-copia (morte) al film ‘Excalibur’ (1981) di John Boorman nella (cosiddetta) scena madre tra padre e figlio (vita e oscurità) rimette le cose a posto per qualcuno che ricorda la mitologia della Tavola Rotonda. Solo (e non è un gioco di parole conclusivo) che la ripresa alle spade laser può incidere negativamente se la ripresa stessa non è all’altezza del gioco ‘stellare’. Il limite (minimo) di una sceneggiatura non vagliata e di una regia non ‘ricomposta’ tra primi piani (personaggi e non) e il largo di scene campi aperti e battaglie.
La musica di John Williams riesce (con una ‘forza’ autoriale) a smussare (nel possibile) ogni spazio aperto di vuoti di campi e di ripetute redivive facce ‘eroiche’.
Voto: 6½/10

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