Steve Jobs: la recensione di Mauro Lanari
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Steve Jobs: la recensione di Mauro Lanari

Steve Jobs: la recensione di Mauro Lanari

Fantastico: un film che non è un film, un biopic che non è un biopic, uno Steve Jobs che non è Steve Jobs. Per quelle cose lì ci sono già documentari, libri, altre pellicole. Allora si prend’il commediografo premi’Oscar© Aaron Sorkin che scrive una pièce teatral’in 3 atti + explicit liberatoriamente all’aperto e catarticamente sentimentalistico, un sequel di “Birdman”, epilogo simil’e virtuosismo trasposto dai piani sequenza ai tre diversi formati (16 mm, 35 mm, digitale) per le tre diverse linee temporali a rappresentare l’evoluzione tecnologica che il non-film mett’in scena. Attenzione: i 3 atti “dietro le quinte”, i frenetici ultimi momenti nel backstage prima dello show con cui l’iCEO (sic) present’il Macintosh (1984), il NeXTcube (1988) e l’iMac (1998), quando le più importanti figure della sua vita “si dann’appuntamento ubriache per saldar’i conti” dei retroscena con lui, durano quant’un singol’episodio televisivo statunitense di circa 40 minuti, Sorkin ha lavorato pure come sceneggiatore d’alcune serie TV. Dunque “un’opera [post-]moderna ch’ormai trascend’il mezzo filmico per farsi davvero completa”, multimedialità contemporanea, ibrido fra cinema, teatro e televisione, la 7a arte “che rinnov’il proprio linguaggio” o che, esangue, non sa più aggiornarsi nella sua specific’autonomia e corre dietro ad altri media e altri target, dai videogiochi ai fumetti, dalle saghe letterarie alle soap opera (ops: “serial TV”)? Il grafico dei voti per fasce anagrafiche su IMDb (http://www.imdb.com/title/tt2080374/ratings) non lascia dubbi. Siete stat’avvisati: è venuta meno la certezza che, guardand’un film, si ved’un prodotto cinematografico invece di qualsiasi diversa forma d’intrattenimento a cui gl’under 30 son’affezionatissim’e devotissimi “addicted”, intrappolati com’in “127 ore” (cit.).

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