Sucker Punch: la recensione di Riccardo M.
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Sucker Punch: la recensione di Riccardo M.

Sucker Punch: la recensione di Riccardo M.

Premessa: non sopporto i film ipocriti, che si mascherano da qualcosa che non sono, mentre apprezzo i film come Sucker Punch chiari nelle intenzioni e conformi a quello che t’aspetti. Ed è per questo che mi stupisco nel leggere recensioni di altri criticoni come me che lo bocciano perché mancante di spessore emotivo e psicologico e, addirittura, perché “è un’occasione persa per lanciare un messaggio post-femminista”? Ma che cosa pensavate di vedere? Un film di Woody Allen? Il cinema onirico di Zack Snyder, dopo l’all-man 300, pregno di testosterone, sudore e muscoli tesi, ci regala un manipolo di fanciulle poco più che maggiorenni in hotpants, minigonne, lattex, body e abitini manga che seminano il caos con mitragliatori più grossi di loro. E’ indubbiamente un cinema voyeuristico, alla base del quale si posano indubbi pruriti sessuali. Zack Snyder è un feticista come lo è il suo cinema zeppo di simboli fallici, più incline alla visione che all’introspezione, ma l’intrattenimento ha forme misteriose e questo percorso visivo fra hentay, fantasy e SciFi infine soddisfa. Fumettistico, iperattivo, c’è di tutto, un mosaico di generi dove trovano spazio lap-dance, canzoni, draghi, ninja, cyborg, zombi e quant’altro. Il pretesto narrativo vuole la protagonista, BabyDoll, chiusa in un manicomio dal padre che abusava di lei, dove, assieme ad altre giovincelle, troverà il modo di varcare i confini dei sogni, girovagando in mondi paralleli, fatti di livelli stratificati e soprattutto di azione. Tutto è bipolare, la realtà, il sogno, le protagoniste, i loro nemici, tutto trova un doppio di se stesso nell’onirico che è, forse, un mezzo per sfuggire ad altri, ben più drastici, abusi. E poi è un variegato esplodere di colori, scenografie ed effetti speciali. Non raggiunge le epiche cime di Inception e Matrix, certo, BabyDoll non è che l’ennesima versione di Alice e Dorothy, e Snyder un paio di sedute da un professionista le dovrebbe fare, ma a noi che paghiamo il biglietto che importa? Il film vale. Da vedere se non siete Woody Allen.

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