The Accountant: la recensione di Mauro Lanari
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The Accountant: la recensione di Mauro Lanari

The Accountant: la recensione di Mauro Lanari

Replica straritardataria al “Good Will Hunting” interpretato dall’amicone Matt Damon nel ’97. Il tema dell'”ipercalculia” (appen’una decina di ricorrenze su Google, circa 225 per il corrispettiv’inglese “hypercalculia”, nessuna voce dedicatale su Pedia.it o .en) era già ben illustrato nell’antesignano “Rain Man” dell’88, e di recente è stato trattato fin’all’abuso in “Safe” (2012) con Jason Statham, nel quasi-biopic “X+Y” (2014) e nel paio di film dedicati a Ramanujan, l’omonimo del 2014 e “L’uomo che vide l’infinito” del 2015. Direi che possa bastare per qualche lustro, anzi no: il franchise ha colt’il trend e ne sta creand’un filone. Quasi sufficiente sia per RT che per Metacritic: m’allineo.

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