The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro: la recensione di The_Diaz_Tribe
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The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro: la recensione di The_Diaz_Tribe

The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro: la recensione di The_Diaz_Tribe

Ci troviamo ormai in piena Fase 2 dell’universo dei cinecomic Marvel – quella cominciata con Iron Man 3 (2013) e che si concluderà con Ant-Man di Edgar Wright (2015) – che condurrà al sequel sui Vendicatori: The Avengers 2 (2015). Tra i supereroi si muove anche uno dei più conosciuti, Spider-Man, creato nel 1963 da Stan Lee e dalla matita di Steve Dikto e giunto alla sua quinta trasposizione cinematografica – in totale otto, considerando anche i 3 film per la tv andati in onda nella seconda metà degli anni ’70: L’uomo ragno, L’uomo ragno colpisce ancora, L’uomo ragno sfida il drago.
Dopo la riuscita trilogia (2002-2007) – soprattutto i primi due capitoli con un terzo più cupo – di Sam Raimi dove si è visto un Peter Parker/Uomo Ragno interpretato da Tobey Maguire, è arrivato ora il secondo capitolo del reboot sull’arrampica-muri, iniziato nel 2012, sempre diretto da Marc Webb: The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro.
Peter Parker, interpretato, come nel precedente film, da Andrew Garfield (Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo, The Social Network e Non lasciarmi), adesso sembra cosciente del ruolo e delle responsabilità legate all’essere il protettore di New York City. I problemi però crescono e Peter non riesce sempre a conciliare la maschera da Ragno con la sua vita privata e sentimentale, insieme alla sua amata fidanzata, Gwen Stacy (Emma Stone): è come un monito, la visione silenziosa, che appare improvvisamente nella scena, all’inizio e verso la fine del film, del padre della ragazza, a cui aveva promesso di starle lontano. I temi del tempo e degli affetti, infatti, diventano motore e assieme maledizione di questo film, espressi bene nel discorso di Gwen alla cerimonia di consegna dei diplomi e simboleggiati dagli ingranaggi dell’orologio da polso che appaiono nei primissimi fotogrammi del film – ingranaggi che ritorneranno minacciosi nella parte finale della pellicola. Nelle prime scene vengono svelati dettagli sulla morte dei genitori di Peter, con il padre che invia importanti informazioni sulle ricerche scientifiche intraprese con dedizione, nel corso degli anni, alla Oscorp.
Rispetto al precedente capitolo, questa volta Spider-Man dovrà affrontare non uno, bensì tre nemici: un Rhino rivisitato, che non ha niente a che fare con il fumetto (interpretato da Paul Giamatti); l’amico di vecchia data di Peter, Harry Osborn, che cederà al lato oscuro diventando Green Goblin, interpretato da un bravissimo Dane DeHann; infine, lo scienziato emarginato e un poco nerd Max Dillon (Jamie Foxx) che si vendicherà dei torti subiti ed esploderà alla fine di rabbia, quando, coinvolto in un incidente alla azienda Oscorp in cui lavora, assumerà dei poteri quasi divini, che gli permetteranno di controllare a suo piacimento l’elettricità di tutta la città, diventando Electro, il villain che dominerà sugli altri, come da titolo.
I toni di questo secondo capitolo non sono più cupi come il primo, ci sono molte più gag (alcune riuscite, come il consueto cameo di Stan Lee, altre ridicole), i combattimenti sono spettacolari, dovuti all’introduzione – non presente nel capitolo precedente – dell’azzeccato bullet time, con la telecamera che ruota e zooma avanti e indietro, seguendo i movimenti e i salvataggi del Ragno e della sua tela, tra gli oggetti e le persone congelate dal rallentatore. Gli scontri con Electro sono accompagnati da una colonna sonora (firmata da Hans Zimmer e dai Magnificent Six) orchestrale con elettronica e tocchi dupstep, proprio per sottolineare il carattere elettrico del potere immenso del villain: il film raggiunge così alcuni culmini di assoluta epicità che sono, purtroppo, pochi e frammentati. A intervallare i combattimenti ci sono lunghe, a volte davvero poco emozionali (sarà un problema di regia perché i protagonisti sono tutti bravi), sequenze romantiche che sviluppano il rapporto tra Peter e Gwen: la figura di Gwen Stacy è infatti centrale, persino più degli antagonisti, ed è la leva del cambiamento finale del personaggio Peter Parker.
Il problema di questo film, comunque godibile, sta nel repentino rivolgersi a Gwen per far procedere la narrazione, con il vantaggio di renderlo sì, più adatto ai teenager, ma a scapito della solidità e potenza del cinecomic, che cala quasi nella banalità, per poi riprendersi solamente alla fine.
Voto: 2,5

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