Andare al cinema negli anni dieci del ventunesimo secolo per vedere un film che narra come si facevano i film alla fine degli anni venti del ventesimo secolo è stato davvero un gran piacere. Rivivere quei tempi, i modidi realizzare una pellicola nella quale non c’erano effetti speciali. Dove la sceneggiatura era alla fine sempre la stessa e magari scritta in maniera non sempre coerente. Con una colonna sonora suonata direttamente in sala, davanti al pubblico, e con gli attori che facevano successo solo attraverso la loro faccia, la loro espressione. Senza alcun effetto sonoro, nemmeno il parlato, solo qualche didascalia ogni tanto. Assistere al lento e inesorabile mutare dei tempi e delle mode. Le nuove leve di attori che sostituiscono quelli vecchi (‘carne fresca’, come viene citata nel film)ma anche del cambiamento dovuto al crollo economico e dello smarrimento di chi dall’alto delle sue ricchezze rimane col niente in mano. Il doversi ‘adattare’ ed essere troppo orgogliosi per riuscirci. Nemmeno il riconoscere chi cerca di aiutare un vecchio (ma si fa per dire) attore messo da parte per far posto ad un viso più carino, fresco e sbarazzino (scoperto oltretutto da lui stesso)che lo vuole aiutare a tal punto da acquistare tutti i suoi oggetti messi all’asta per tirare avanti. E dalle scuse della produzione che non riesce nemmeno a trovare il coraggio di dirglielo in faccia. La disperazione, rappresentata dalla nostalgia delle vecchie pellicole che l’attore guarda e riguarda. Accompagnato dal fedele cane (anche lui avrebbe meritato un oscar senza alcun dubbio)che non perde la fedeltà nel suo padrone neanche quando cerca di uccidersi dando fuoco alla casa. Ed è solo quando si tocca il fondo che si inizia a risalire. E il vecchio attore riesce a mettere da parte le sue idee ormai passate e lasciarsi guidare dalla giovane attrice nel nuovo mondo. Fatto di suoni e di voci. Davvero una gioia per gli occhi.
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