The Avengers: la recensione di Frenck Coppola
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The Avengers: la recensione di Frenck Coppola

The Avengers: la recensione di Frenck Coppola

Come si distingue un buon film, da un grandissimo capolavoro, questa è la domanda la cui risposta sta tutta nella realizzazione di The Avengers, il cinecomic per eccellenza o meglio ciò che produttori, regista, cast e persino fan speravano di vedere.
Ciò che negli ultimi anni i Marvel Studios hanno cercato di fare con la reinvenione dei cinecomics moderni è stato creare una mitologia che sia si fondamentalista e legata ai fumetti originali, ma allo stesso tempo quanto più cinematografica possibile in modo da far appassionare non solo fan, ma anche persone che non conoscevano affatto le varie storie.
Con Iron Man, Thor e Captain America si è tentato di realizzare una tessitura nel tempo che portasse un giorno alla realizzazione di The Avengers, ma già il solo pensare ad una cosa del genere può far venire i mal di testa, alla Marvel lo hanno pensato, realizzato e soprattutto lo hanno fatto egregiamente con un risultato assolutamente straordinario.
The Avengers è il frutto di anni di lavoro, progettazione e creatività, tutto questo potenziale in un solo film e nelle mani di un regista di assoluto talento quali Joss Whedon che dalla sua aveva soltanto esperienze televisive e un film troppo sottovalutato come Serenity.
Joss è stato semplicemente straordinario nel riuscire ad incentrare l’intero film in un complesso di storie speciali intrecciate l’una con l’altra senza mai far sentire lo spettatore spaesato davanti a tanta mitologia fumettistica.
L’azione è al centro della storia di The Avengers, ma lo è in un modo ottimamente congeniato, un crescendo di emozioni che sfocia in un combattimento finale che chiamare epico sembra solo riduttivo.
I personaggi e soprattutto i grandi attori presenti nel cast all’inizio hanno destato più di una preoccupazione nella mente di tutti, pensare nello stesso film personalità forti come quelle di Robert Downey jr, Chris Evans, Chris Hemsworth, Samuel L. Jackson, Jeremy Renner, Scarlett Johansson e Mark Ruffalo sembrava essere uno dei motivi che avrebbero potuto portare il regista Whedon alla più completa confusione, ma così non è stato riuscendo nella missione di farli coesistere alla grande con un risultato fuori dal normale.
La sceneggiatura chiaramente non è perfetta, ma di sicuro tante delle problematiche sono legate sia alla complessità delle storie di ogni singolo personaggio che alla voglia dei produttori di rendere quanto più cinematografica la storia così da non attirare solo i fan dei fumetti.
Difficile inoltre classificare i villain di turno che oltre a Loki, da sempre visto come una mente disturbata dal senso di inferiorità verso Thor, vede la presenza di una razza aliena poco conosciuta nell’ambito fumettistico e per questo difficilmente commentabile, forse se dovessi descriverli con due parole direi (troppo tecnologici).

Il cast è stato assolutamente straordinario, chiaramente visto il folto numero di attori presenti mi limiterò a non entrare nel dettaglio per ognuno di loro.
Difficile scegliere colui che meglio ha incarnato il suo personaggio, di sicuro il più in forma è sembrato come sempre Robert Downey jr, oramai un figlio della Marvel con due film all’attivo, un terzo in produzione e qualche cammeo qua e la.
Chris Evans e Chris Hemsworth sono sembrati sempre più a loro agio con i loro difficili personaggi, per Hemsworth pesa l’aggravante di dover interpretare un semi-Dio con le difficoltà annesse al caso.
Il terzo Hulk della serie dopo Eric Bana ed Edward Norton è stato Mark Ruffalo, bravo si, ma di sicuro più a suo agio con la pelle verdastra del suo alterego, Norton continua ad essere il mio preferito.
Un piccolo cenno infine va alle parti di personaggi come Vedova Nera (Scarlett Johansson) e Occhio di Falco (Jeremy Renner), due grandi attori per due personaggi che hanno di sicuro bisogno di un loro film, talento degli attori e interesse per le storie dei due personaggi dovrebbero essere uniti in futuro e reale progetto.

Passiamo agli effetti speciali che in The Avengers erano chiamati a fare il grande salto di qualità superando così gli standard visti negli spin-off di Thor, Iron Man e Captain America.
Beh il risultato finale anche in questo caso è assolutamente soddisfacente, il meglio dei film precedenti è stato preso ed assemblato per realizzare i migliori effetti mai visti in un cinecomic nonostante la variabile impazzita del 3D.
La chiamo variabile impazzita perchè ancora una volta ha fatto il bello ed il cattivo tempo regalando momenti realisticamente perfetti a cali nell’oscurità più profonda come nella prima importantissima parte del film.
La riconversione in 3D purtroppo rimane ancora oggi una scommessa troppo onerosa da fare nonostante il budget a propria disposizione sia pressochè altissimo, The Avengers ha sofferto un 3D ancora una volta privo delle sue qualità principali, la luce e la profondità.
L’uso corretto del 3D comunque è stato avvertito ed anche parecchio nelle scene incalzanti di guerriglia urbana con una spettacolarità mai vista.

In conclusione The Avengers ha risposto positivamente a quasi tutte le speranze dei produttori e credo soprattutto dei fan, rimanendo fedele alla struttura originale, dando un’anima a tutti i personaggi sia sottolineando le varie diversità di carattere che aprendo ad una incredibile collaborazione per distruggere il nemico, tutto è sembrato così reale e puro, senza forzature.
The Avengers ha aperto un portale verso ciò che sarà il futuro dei cinecomics che inizierà con Thor 2 nel 2013 continuando a questo punto all’infinito con lo sterminato universo Marvel stracolmo di storie da raccontare.
Consiglio alla grande la visione di questo film a fan e non fan, tutto in The Avengers è al suo posto e difficilmente altri film quest’anno arriveranno a raggiungere un tale livello di complessità con la sua semplicità disarmante.

PS

Per tutti coloro che dopo la lettura di questa recensione si precipiteranno al cinema occhio alla classica scena finale, una vera sorpresa per i fan più accaniti.

Frenck

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