The Circle: la recensione di loland10
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The Circle: la recensione di loland10

The Circle: la recensione di loland10

“The circle” (id., 2016) è il quinto lungometraggio del regista della Georgia James Adam Ponsoldt.
Una storia deja-vu rispetto all’oggi che è già ieri, sembra tutto detto e risaputo. Forse già fuori tempo massimo (non tanto sull’argomento ma sulla novità dello stesso): da un libro dello scrittore David Eggers (pubblicato nel 2013).
Film sulla comunicazione e interazione (quasi) totale: tutto connesso, visibile, commentabile, interattivo. Ogni privato viene mene e anche l’agognato riposo e distacco da tutto (compreso il lavoro naturalmente) seguono come un segugio ogni istante compiacendosi l’uno dell’altro. La persona si sente viva quando è dentro al suo meccanismo (diabolico).
La giovane Mae Holland (Emma Watson) cerca un lavoro oltre l’ordinario e il consueto: attraverso un amico riesce ad arrivare alla Societa denominata ‘The Circle’: un lavoro di comunicazione internet tramite piccole tele camerine che oramai sono posizionati nei luoghi e nei posti più disparati. Tutto viene ripreso e messo in rete: una ‘notizia’ continua. La società è gestita dal duo Eamon Bailey (Tom Hanks) e Tom Stenton (Patton Oswalt): non guardano a nulla se non ad ingrandire la loro forza societaria. Mae raggiunge posti elevati in ‘The Circle’: non tutto va per il meglio con lo scontro privato-pubblico ma lei non si ferma nonostante più di qualche remora da parte dei suoi genitori (tra l’altro con un padre malato).
Fino a quando il destino diventa difficile da controllare e quello lontano da ogni modernità ne diventa la vittima e Mercer (l’ex fidanzato di Mae) diventa luogo di scoperta, di investigazione e di gusto del privato. Mae non può farci nulla: vittima del suo stesso gioco: aprire le porte alla giustizia ma anche al sadico. Ma anche la morte produce un effetto devastante: tutto ha un perché in ‘The Circle’ fino alla fine. E’ un sadismo accattivante e di basso profilo ed ogni personale va in giro per tutti. E’ un giorno (anzi buongiorno) nuovo per tutti i collegati. Gli altri sono esclusi.
Un film abbastanza ‘piatto’ nel dire quello che vediamo e constatiamo: sembra non meravigliarci o quantomeno non darci nessun gusto. Il pathos è poco, il linguaggio rituale, l’escalation dimessa: Il ribrezzo è verso il fasullo, il dietro le quinte, la creatività digitale che abita anche l’interno umano (un ‘inside out’ delle analisi e dei battiti minimi). La pellicola non alza mai il minimo ‘previsto’ e ciò che pare forte non abita in nessun risvolto narrativo. Molte idee paiono espresse ma nessun gusto: molto arieggiato e poco calore oltre lo schermo.
Emma Watson (Mae) e Tom Hanks (Eamon) paiono spaiati e lontani. Hanks recita a soggetto personale (come dislocazione utile sul nulla davanti a se) per dimostrare che ogni cosa si può dire basta far finta che sia tutto vero senza l’entusiasmo dei giorni migliori. Invece la faccia (carina e gentile) della Watson sembra monocorde e non molto diversificata: ogni sguardo come ogni connessione pare tutto uguale (ed è questo che preoccupa nell’omologante ‘sapiens’ post-moderno).
Il ‘The Truman Show’ (1998 di Peter Weir) è lungo ogni finzione connessa e i messaggi che si digitalizzano sullo schermo sono asettici e privi di ‘spessore’ come il sorriso di Mae ad ogni buongiorno al mondo. Lo show resta minore e poco cinematografico: nel ‘Circle’ di Eamon non si guarda oltre. Il finale (o per meglio dire quello che si vede alla fine) resta monco: i due superpotenti del gioco vengono coinvolti in tutto il loro ‘privatissimo’ e le reazioni non eclatanti o da ricordare. Chi fa finta di starci e chi vorrebbe coprire il tutto. O forse è solo un’impressione?! Non c’è dramma per una storia che non va oltre l’aria fritta …
Film dedicato Bill (Paxton) per la sua prematura scomparsa (ultima sua pellicola).
Nota per facezie distributive e di distruzione: prima dell’inzio del film compaiono sei ‘case’ cine più due che consigliano: otto ‘aziende’ che si preoccupano di darci il ‘ben servito’ alla pellicola. Consigliato certamente ma poco incisivo e tantomeno accattivante (almeno per chi scrive).
Regia ordinaria e di routine (neanche un giro di manovella…).
Voto: 5,5/10.

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