The Divergent Series: Insurgent: la recensione di Marita Toniolo
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The Divergent Series: Insurgent: la recensione di Marita Toniolo

The Divergent Series: Insurgent: la recensione di Marita Toniolo

Creare un universo a parte con proprie regole interne che dimostri coerenza non è un’operazione semplice e immediata. Il mondo young adult è pieno di esperimenti falliti sul grande schermo come Shadowhunters, Beautiful Creatures o Vampire Academy. A costituire eccezioni al discorso sono tre distopie sci-fi di grande successo: Hunger Games prima, Divergent e Maze Runner dopo, che hanno saputo trainare il pubblico dei lettori affezionati e conquistarne di nuovo.

La maggior difficoltà chiaramente sta nel costruire un sistema credibile da zero: la geografia/sociale dei distretti e il reality show di Capitol City in Hunger Games, la psicosocio/gerarchia in fazioni di Divergent e il programma sperimentale per creare soldati perfetti in Maze Runner. Toltasi di dosso la zavorra del dover strutturare il proprio universo di riferimento, che aveva determinato un inizio barcollante per Divergent, il sequel Insurgent procede con passo spedito. Tris (Shailene Woodley), Quattro (Theo James), Caleb (Ansel Elgort) e Peter (Miles Teller) proseguono il loro viaggio alla ricerca di alleati e si rifugiano inizialmente nel campo dei Pacifici, mentre progettano di riunirsi agli Intrepidi. Le notti e i giorni di Tris sono tormentati da incubi e riflessioni che vedono come protagonisti i suoi genitori morti per proteggerla e l’amico Will a cui lei ha sparato per legittima difesa alla fine del primo episodio. Quattro non le toglie di dosso gli occhi un attimo, preoccupato che commetta qualche sciocchezza, ma la ragazza è inquieta e imprevedibile nelle reazioni. Inseguiti dagli scagnozzi di Jeanine (Kate Winslet), che ha scoperto di avere un estremo bisogno dei Divergenti, i ribelli troveranno ospitalità presso gli Esclusi, ridotti in povertà e guidati da Emily (Naomi Watts).

La prima parte del film si srotola dunque tra momenti di crisi della protagonista, convinta che chiunque le stia vicino sia a rischio di vita (un’ansia che ci riporta alle crisi di coscienza di Harry Potter) e pertanto in crisi rispetto alla sua peculiarità da Divergente, e momenti action dominati dalla grinta da villain spietato di Jai Courtney (presto Captain Boomerang in Suicide Squad) nei panni di Eric, lo spietato segugio di Jeanine incaricato di trovare Tris e compagni a tutti i costi.

Molte domande aleggiano nell’aria. Perché i genitori della ragazza si sono fatti uccidere? E perché il capo degli Eruditi è così ossessivamente determinato a catturare i Divergenti? Sono questi i quesiti a cui Tris e amici dovranno trovare una risposta, pena la fine delle proprie vite e del mondo da loro conosciuto.

Il regista Robert Schwentke dà vita a un film visivamente pulito e ben recitato, dimostrando un grande amore per i colpi di scena, le sequenze acrobatiche e ipercinetiche, gli effetti speciali, ma con una prima parte fiacca dominata da scene action prevedibili e per questo non troppo coinvolgenti, ma funzionali al procedere del racconto. Il film e conseguentemente la temperatura del pubblico, paradossalmente, non si scaldano per gli incontri/scontri di Tris con gli agenti esterni, ma quando la protagonista si trova finalmente alla resa dei conti, faccia a faccia con le proprie forze interne. Nelle simulazioni a cui viene sottoposta Tris dovrà fare i conti con tutti i suoi demoni.

È nel mostrarci cosa avviene nella testa della ragazza che Schwentke fa davvero centro. Per quanto le paure inconsce di Tris siano angoscianti per lei, siamo avvinti dalla sua lotta interiore e dalla sua determinazione. È questo il climax di Insurgent: qua il film rivela i tesori messi sulla carta da Veronica Roth e potenziati dalle tecnologie cinematiche. La saga dimostra anche con questo secondo episodio di essere dedicata a esplorare la psicologia femminile, declinandola attraverso personaggi molto forti e diversi tra loro come Tris, Jeanine ed Emily, protagonista tra l’altro di un colpo di scena mozzafiato con cui si chiude il film. Un cliffhanger da manuale.

Ci troviamo di fronte al classico episodio di mezzo: prepara agli avvenimenti finali che vedremo in Allegiant (che verrà diviso in due episodi) e pertanto è troppo proiettato verso il futuro, rischiando di risultare debole, se non fosse appunto per il “capitolo simulazione”, in cui Tris rimuove gli ostacoli alla comprensione profonda del suo ruolo all’interno della società e del destino dei suoi simili, cruciale per il proseguimento della storia.

Shailene Woodley svolge questo movimento di autoconsapevolezza del personaggio con intensità e grinta, sottolineando ancora una volta il talento e la dedizione per questo lavoro, qualità che l’hanno resa in breve tempo l’attrice più apprezzata nel firmamento degli astri nascenti. Anche gli altri giovani comprimari stanno al suo passo, specie Elgort e Teller, alle prese con le non poche ambiguità dei loro personaggi. Messi da parte l’idiosincrasia per ribelli troppo ben pettinati e truccati per potersi dire tali e certe aritmie della prima parte, pensiamo che Insurgent non deluderà i fan, facendo efficacemente da ponte ai futuri episodi.

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Mi piace: il capitolo appassionante della simulazione. Il cliffhanger da manuale.
Non mi piace:
le scene action e i twist della prima parte molto prevedibili.
Consigliato a chi: ai fan della saga e agli amanti del genere distopico.

VOTO: 3/5

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