The Grandmaster: la recensione di Laura Cotta Ramosino
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The Grandmaster: la recensione di Laura Cotta Ramosino

The Grandmaster: la recensione di Laura Cotta Ramosino

Al 63° festival di Berlino di quest’anno, Wong Kar-wai era sia presidente della giuria, sia regista del film di apertura, The Grandmaster, un’opera spettacolare e poetica che mescola magistralmente arti marziali, dimensione filosofica e atmosfere care all’autore di In the mood for Love. Protagonista del film una leggenda del kung fu, Ip Man, celebrato maestro di Bruce Lee, e primo divulgatore del Wing Chun kung fu da Hong Kong, dove spese la seconda parte della sua vita. La storia inizia nella Cina degli anni Trenta, quando l’anziano maestro Gong scende dal nord al sud del Paese per un ultimo incontro prima di ritirarsi dai combattimenti. Porta con se la figlia Er (Zhang Ziyi), anch’essa talentuosa discepola delle arti marziali, e l’allievo che prenderà il suo posto, l’ambizioso Ma San. I maestri del sud scelgono di opporgli Ip Man (Tony Leung), che fino ad allora ha vissuto prospero e tranquillo con la sua famiglia e accetta il compito con umiltà e gratitudine. La sfida ha un esito inaspettato e una volta partito Gong, l’orgogliosa Er sfida a sua volta Ip Man per ristabilire l’onore di famiglia. Il combattimento tra i due (coreografato e fotografato meravigliosamente, come i molti che lo precedono e lo seguono, sotto la pioggia e la neve, addirittura a fianco di un treno in corsa) è uno scontro di doti straordinarie ma anche l’incontro fatale di due anime e stabilisce un legame destinato a durare tutta la vita, anche se i due saranno separati dalla guerra con il Giappone e da quella civile per oltre dieci anni.

[SPOILER] Nel frattempo la sua città viene occupata e Ip Man perde tutto, ricchezze e famiglia, conservando solo il suo onore di maestro, mentre Er rinuncia a farsi una famiglia per perseguire la vendetta contro Ma San, che ha ucciso suo padre e usurpato l’eredità di insegnamenti della sua scuola. Ci riuscirà ma uscendo dal duello segnata per sempre. I due si ritroveranno solo molti anni dopo a Hong Kong dove entrambi sono esuli: lei, consumata dai rimpianti, fa il medico come suo padre avrebbe voluto, lui si dedica all’insegnamento delle arti marziali, deciso a non far perdere la memoria degli insegnamenti che ha ricevuto. Solo allora Er avrà il coraggio di confessare il sentimento che era nato in lei nei confronti dell’antico avversario [FINE SPOILER]. In questo sentimento invincibile eppure mai consumato che si nutre di sguardi e sospiri, nel senso di un destino ineluttabile da abbracciare, si ritrova tutta la poetica di Wong Kar-wai.

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace:
La fotografia e coreografia dei combattimenti, di grande impatto visivo, e la storia che rispecchia in pieno la poetica di Wong Kar-wai.

Non mi piace:
Per essere un film che racconta di Ip Man, maestro di arti marziali e di Bruce Lee, l’azione è davvero troppo poca.

Consigliato a chi:
Ama lo stile di Kar-wai e cerca un storia intensa, che mixi arti marziali, filosofia, vendetta e amore.

Voto: 3/5

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