Dopo 9 film tra Wolverine ed X-Men, Hugh Jackman si mett’in proprio per ripetere la medesima ricett’a favore di mutanti, diversi, anormali, freaks, outcasts, giust’appunto i “fenomeni da baraccone”, col paradosso d’apparire meno verosimil’ed emozionante rispett’ai personaggi fantasy dei Marvel Comics. Stavolta lo show è truccato e il trucco si vede, i numeri che lo riguardano sono più validi come cantante (cf. “Les Misérables”, 2012) che come ballerino che si limit’a coreografie col suo cilindro, il resto è in campi totali o in dettagli a uso e consumo di stunts e controfigure. Inoltre ormai i musical Disney e Pixar hanno a tal punto alzato l’asticella dei contenuti seri, impegnati, “politically correct” che da un film con protagonisti “reali” si deve pretender’un maggior livello di profondità, ma non è quest’il caso.
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