Sean Penn è il nuovo Liam Neeson? La risposta è decisamente no. Il paragone tra i due attori sorge spontaneo nel momento in cui il rigoroso Penn si fa dirigere da quel Pierre Morel che ha innestato la seconda vita action di Neeson. Ma se con Taken la trasformazione dell’irlandese da Schindler eroe del bene a padre vendetta e picchiaduro è risultata una sorpresa riuscita, The Gunman si porta addosso i segni evidenti di un’operazione studiata a tavolino. L’obiettivo è imprimere una sterzata action alla carriera della star premio Oscar per Mystic River e Milk ridisegnando la propria immagine agli occhi degli Studios e del pubblico, ma anche legittimare il genere con una sottotrama impegnata, ovvero lo sfruttamento delle multinazionali occidentali nei villaggi africani, in una sorta di riflesso sullo schermo dell’attività umanitaria dello stesso Penn. «Non voglio che The Gunman sia un action for action sake» ci aveva raccontato il regista quando lo abbiamo sentito qualche settimana fa (l’intervista completa è su Best Movie di maggio), continuando «nel film c’è molto di più. C’è un plot sofisticato, c’è una psicologia sfaccettata dei personaggi». Purtroppo queste intenzioni non si sono concretizzate e, a dire il vero, è proprio la scrittura sia della trama che dei protagonisti il punto debole di The Gunman, in primis la caratterizzazione di Terrier/Penn: mercenario con improbabili crisi di coscienza. Penn ha creduto fortemente in questo film (di cui è infatti co-sceneggiatore e produttore) e se l’è voluto costruire addosso puntando troppo sull’esibizione dei suoi bicipiti gonfiati ad hoc e sempre a favore di camera a discapito di un approfondimento credibile delle motivazioni dei vari personaggi: nonostante i 54 anni compiuti, l’attore è in ottima forma e lo vuole esibire in continuazione, anche con sequenze del tutto superflue come quella in cui lo vediamo fare surf sulle coste africane. A rendere il film ancora più titubante e confuso sulla propria identità tra action e manifesto politico s’inserisce infine una love story melensa.
Forte di un budget di 40 milioni di dollari e girato tra Barcellona, Londra e Cape Town, The Gunman è comunque diretto e montato con maestria, e non mancano sequenze di grande ritmo e impatto come quella girata durante una vera corrida a La Monumental a Barcellona. Ottimo (sulla carta) il cast: oltre a Penn, Javier Bardem, Idris Elba, Ray Winstone, Mark Rylance e la nostra Jasmine Trinca, qui al suo debutto in un film in lingua inglese. Una squadra attoriale dall’altissimo potenziale che però non è stata sfruttata del tutto, si veda Bardem che diventa la caricatura dei suoi personaggi da villain sopra le righe o la Trinca imprigionata nel ruolo della bella e passiva ragazza da salvare. In America è stato un flop commerciale con un incasso di soli 10 milioni di dollari: ne possiamo capire il perché.
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Mi piace: La regia dinamica e mai banale di Pierre Morel, il cast dall’alto potenziale (purtroppo non sfruttato).
Non mi piace: La scrittura poco credibile dei personaggi.
Consigliato a chi: A chi vuol vedere Sean Penn in versione picchia duro.
Voto: 2/5
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