Non lascia spazio ad un sospiro di sollievo, il secondo western dopo Django Unchained che porta a casa una nomination all’Oscar per la miglior fotografia e la miglior colonna sonora. Assolutamente da non sottovalutare il regista e sceneggiatore Quentin Tarantino definito dalla rivista Rolling Stone “il più figo degli ultimi 30 anni”.
Ambientato nel Wyoming, durante una bufera di neve, otto personaggi mascherati da un velo misterioso si incontrano in quello che sarà per alcuni di loro l’ultimo giorno da cacciatori di taglie e per tutti l’ultima tazza di caffè. Da ammirare la scelta di girare il film in 70mm che ci offre una panoramica d’altri tempi: permette allo spettatore di cimentarsi a capofitto nell’emporio di Minnie, un teatro nel cinema, un “contatto” visivo con personaggi dallo sguardo ironico, macabro e surreale così come i temi che ruotano intorno a tutta la vicenda. L’attenzione che il regista pone ad ogni minuscola cellula è impressionante, tutto coincide, nulla viene tralasciato e i primi piani di Samuel L. Jackson come anche quelli di Jennifer Jason Leigh ci regalano sguardi ed espressioni pieni di carattere dove il reale si mescola alla finzione. La violenza, il sangue, i proiettili che spruzzano da pistole e fucili non sarebbero mai potuti mancare nell’ottavo film di Quentin Tarantino, accompagnati dalle menzogne dischiuse e rivelate nei capitoli che attraversano la pellicola, colorata dalla raffinata colonna di Ennio Morricone.
Certo “la versione in 70mm – come dice il regista – è come andare a vedere la Bohème alla Scala”, ma in Italia solo tre sale hanno regalato tale esperienza, il resto ha distribuito nel comune formato digitale, non il preferito di Quentin.
Possiamo dunque capire che il suo percorso cinematografico ricco di sfumature, sfaccettature diverse ed elementi tipicamente tarantiniani, tra cui l’ambiente claustrofobico de Le Iene, il carattere western di Django, il lato cruento e feroce di Inglourious Basterds e la sua ammirazione per i classici di Sergio Leone hanno portato il regista ad ideare un’opera frutto delle sue più intime ambizioni: The Hateful Eight.