Cosa dire. Un gran bel film. Uno di quei film che fa vedere, a chi, come me, non ha vissuto gli anni Sessanta, la divisione che ha segnato l’epoca. La voglia di abbattere tutte le barriere razziali, e di quanto figure come M.L.King abbiano inciso su questo. Il film adempie al libro, quindi non ci possono essere lamentele della serie “ma il film stravolge la storia” e annessi. E’ una panoramica della donna degli anni 60, relegata alla condizione di “oggetto”, che non parla, non pensa, non cresce i suoi figli, è dedita solo a serate di beneficienza: la bianca. E’ una storia di donne, che puliscono per pochi soldi al mese, costrette a tenere la testa alta davanti alle loro padrone, a crescere le loro figlie e i loro figli, a non poter coltivare la loro esistenza perchè “inferiori”: le donne nere. Un tripudio della forza della donna, della sua voglia di non arrendersi, che spicca non solo sulla fantastica Aibeleen, ma anche in Sketeer, che non guarda la diversità, ma vuole unione. Non si sente superiore, non ambisce al matrimonio perfetto, con il marito che arriva dicendo “Cara sono a casa!”. Vuole un lavoro, vuole dar voce alla sua personalità, all’ interno di una società in cui tutte le sue amiche sono già sposate, con figli; in cui sua madre ha il pallino di un matrimonio per lei; in cui i neri non possono utilizzare lo stesso bagno dei bianchi, nè toccarli, nè mangiarci insieme. Questa è la contraddizione di quel tempo, perchè sono quegli stessi neri che crescono i loro figli, che cucinano, che puliscono le loro case. Basti pensare alla piccola Mae quando, abbracciata a Aibeleen, le sussurra: “tu sei la mia vera mamma”. Così la tata non è più tale: è mamma. Perchè il colore della pelle non fa l’affetto. E’ una società fondata su acidità, vestiti a fiori, e capelli cotonati. Che vede Minny e Aibeleen ridere quando si trovano insieme in cucina, mostrando che “potrebbe sempre andare peggio”, quindi meglio ridersela a volte. Fantastica è Miss Celia: sembra quasi una proiezione di Marylin Monroe a causa della sua svampitaggine e i boccoli biondo platino. Già per questo si potrebbe dire che è favolosa. Ciò che la contraddistingue è che lei non si fa intossicare dalle “buone maniere” di queste signorinette di provincia, ma assume Minny, e la tratta come una sua pari, mangiando al suo stesso tavolo e ringraziandola quando lei le insegna (o tenta di farlo) a cucinare.Miss Leelfoot è la non-mamma per accellenza, sembra più una ragazzina che ha dovuto sposarsi per forza ed entrare a far parte dell’ universo borghese “perchè è così che funziona”. La sua amica, Miss Illy è insopportabile, ed è proprio da loro che Skeeter si distingue: lei ringrazia le cameriere, e ricorda la donna che l’ha cresciuta, è legata a lei come se davvero fosse stata la sua madre biologica. Questo tipo di rapporto viene ritrovato nella missione di The Help, mentre Minny, Aibeleen e Sketeer lavorano al progetto, tra una risata, un piatto caldo e una lacrima nel ricordo del figlio di Aibeleen, vittima della piaga del razzisimo. Sketeer può scegliere: dar retta alla madre che le propone l’infuso alle radici, per farle trovare un uomo, o combattere una battaglia più grande. Sceglie la cosa “giusta”, che nel suo contemporaneo è la più rischiosa e “sbagliata”. Bel film, grande Viola Davis, che non delude mai. Un film sulle donne, di come si possa giovare degli effetti benefici della loro unione.
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