Alan Turing era un genio, ha costruito una macchina che ha permesso di decifrare i codici nazisti di Enigma e di vincere la guerra, ha spianato la strada al concetto di computer, meriterebbe di essere studiato a scuola ed il suo volto di comparire sulle banconote britanniche, eppure oggi quasi nessuno ricorda il suo nome, perché Turing era omosessuale quando in Inghilterra, ancora nel 1951, era considerato un reato.
Nel 2013 la regina Elisabetta gli ha concesso la grazia postuma e la sua memoria è stata riabilitata: questo film narra i passaggi fondamentali della vita del matematico e dell’ingiustizia di cui è stato vittima.
I geni, si sa, faticano a rapportarsi con le persone normali, ma il protagonista di questa vicenda ha qualche problema in più a farsi ben volere dai propri colleghi e superiori: privo di senso dell’umorismo e sicuro della propria superiorità, lo scienziato si fa aiutare controvoglia nella costruzione della sua macchina decodificatrice (da lui chiamata Christopher, scopriremo poi in onore del suo amore di gioventù), almeno finché non recluta nel proprio staff una ragazza dalla mente brillante. Emarginata anch’ella perché donna, Joan Clarke riesce a stabilire un rapporto di amicizia con Turing, incoraggiandolo a creare legami e ad accettare le idee altrui contribuendo alla decrittazione dei messaggi tedeschi.
La trama alterna i successi della ricerca, avvenuta nel 1939 ma tenuta segreta per evitare che i nemici cambiassero strategie, ai fatti del 1951, anno in cui lo scienziato, tornato ad insegnare al college nel quasi anonimato, viene arrestato per indecenze e poi condannato alla castrazione chimica.
Finirà prematuramente i suoi giorni nel peggiore dei modi.
The Imitation Game è un film dall’impianto in verità piuttosto televisivo, che predilige allo spettacolo dell’intrigo bellico l’intensità delle ricerche scientifiche del team di Turing nel chiuso di una base militare.
La pellicola ha il grande merito di voler far conoscere un personaggio che ha fatto la storia senza però santificarlo né renderlo simpatico: il protagonista Benedict Cumberbatch ne fa un ritratto sensibile e allo stesso tempo scollegato, un insopportabile ma irresistibile nerd alla Sheldon Cooper, con grande intensità ne mostra la passione per la scienza e per il perseguimento della soluzione agli enigmi e contemporaneamente tratta con delicatezza la sfera sentimentale, delineando un essere risoluto ma intimamente fragile.
La bravura di Cumberbatch sta proprio nel saper inchiodare lo spettatore a seguire ogni suo gesto, ogni espressione di un uomo che lottava per scoprire i segreti del nemico, mentre soffriva nel mantenere i propri.
Il cast tutto inglese è impreziosito dalla buona prova della coprotagonista Kiera Knightley, dal collega Matthew Goode, dall’agente del MI6 Mark Strong e da attori provenienti principalmente dalle serie televisive, Allen Leech da Downton Abbey e Charles Dance che porta la sua aria imperiosa direttamente dal Trono di Spade.
Un film biografico di alto livello qualitativo in vista di future premiazioni.