Sullo sfondo della seconda guerra mondiale viene raccontata la storia di Alan Turing, un matematico e crittografo britannico, precursore dell’intelligenza artificiale, reclutato dal governo britannico, grazie alle sue doti, per decifrare i messaggi criptati dei tedeschi. Un personaggio molto introverso, dotato di una grande intelligenza abbinata ad una profonda sensibilità, che lo vedevano emergere dalla massa e venir tacciato come un “diverso”, costretto, suo malgrado, a mantenere assoluto riserbo sia sul lavoro che svolgeva che sulla sua omosessualità ritenuta “illegale” in quel periodo. A vestire i suoi panni c’ha pensato Benedict Cumberbatch (Sherlock), l’attore britannico mostra tutta la sua bravura nel recitare un ruolo drammatico non certo facile, riuscendo ad immedesimarsi con maestria nello sconfinato e indecifrato mondo di Alan Turing, facendoci scoprire l’importanza di un grande uomo, capace di cambiare il corso della storia e fornirci al tempo stesso i mezzi per un futuro migliore. Cumberbatch riesce a trasmetterci tutto il disagio che il suo personaggio nutriva nei confronti del mondo esterno sin dall’adolescenza, quel mondo esterno che lo bistrattava con violenza solo perchè incapace di comprendere un genio assoluto. Nel cast a far compagnia all’attore londinese, oltre a Matthew Goode (Match point) c’è Keira Knightley (Pirati dei Caraibi) che svolge il ruolo di una brillante ragazza, Joan Clarke, la quale cercherà di farsi accettare in un covo di uomini, come donna con assoluta intelligenza capace di svolgere mansioni solitamente affidate a persone di sesso maschile. Joan sarà l’unica in grado di capire Turing, creando con lui un rapporto molto intimo oltre che professionale, riuscendo anche a fargli comprendere l’importanza di andare in contro al prossimo per instaurare un rapporto di fiducia. La pellicola è diretta dal regista norvegese Morten Tyldum (Headhunters), il quale si serve della biografia su Alan Turing scritta da Andrew Hodges, per realizzare il suo primo lungometraggio in lingua inglese. Il film merita di essere visto e nonostante alcune volte si ha l’impressione di essere di fronte al John Nash di “A beautiful mind”, ci racconta con molta cura la storia di una persona in grado di diventare eroe e al tempo stesso un problema per la società, solo perchè non mostrava la solita e bieca conformità a cui dobbiamo, tutt’oggi, chinarci per essere accettati e riconosciuti come “normali”. Tra la vasta scala di film che nel corso degli anni hanno voluto raccontare vicende ed episodi legati alla seconda guerra mondiale, “The imitation game” , si può annoverare, di certo, tra i migliori, diventando forse l’unica vera e giusta riconoscenza ad un uomo al quale gli è stato sottratto il piacere di vivere da persona considerevole ed apprezzabile.
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