Dunque, sabato sera sono andata al cinema ed ho fatto un esperimento. Sebbene sia andata in compagnia dei mie e di alcuni loro amici, io sono andata a vedere un film diverso. Loro hanno preferito “Benvenuti al Nord” io ho optato per “The Iron Lady”, splendido film su Margareth Tatcher. In conclusione, esperimento riuscito. Mi sono goduta tutto il film in santa pace senza commenti o distrazioni. Mi sono goduta un ora e 45′ di Meryl Streep senza che nessuno mi dicesse “Ma quanto è brava! Ma quanto lo sa fare bene!” e grazie! Lo so anche da me.
SE VUOI ANDARE A VEDERE IL FILM NON LEGGERE, MI LASCIO SFUGGIRE DEGLI SPOILER
Torniamo al film. Romanzato, non c’è dubbio, forse troppo buono con una donna che, al di là della grandiosità delle sue “gesta”, ha messo alla fame molte persone del suo paese. Ma come fai, alla fine del film, a non sentirti un po’ coinvolto? In questo la regia è stata bravissima, presentando il ritratto di una Tatcher vecchia, con i primi sintomi di Alzheimer e affetta da allucinazioni continue nelle quali vede il marito (Denis Tatcher, morto 8 anni prima nda). Quasi tutte le vedove di questo mondo (mia nonna compresa) si rivedrebbero nella scena strappalacrime (io ho pianto) in cui lascia a malincuore andare via il marito, tornando (più o meno) ad essere la vecchia Lady di Ferro. Il film è un continuo andirivieni fra passato e presente. Tutto nella casa di M. (come la chiama il marito) le ricorda di quando ancora era solo “la figlia del droghiere”, oppure di quando l’IRA mise una bomba nell’hotel dove alloggiava col marito. Una donna testarda, non incline alle coalizioni o a divenire a patti con le parti avverse e con i tanto odiati sindacati. Ma comunque una donna, con i suoi momenti di debolezza, con due figli che vedrà crescere a distanza. “Quando ho smesso di pensare agli altri?” è una domanda che la Tatcher si pone ad un certo punto del film, facendosi quasi un’autocritica per l’aver sacrificato la famiglia sulla scalata verso il successo, verso il posto di primo ministro. Un’eccezionale Meryl Streep truccata alla perfezione (la somiglianza in alcune pose è impressionante) da vita ad una biografia/romanzo molto bella che fa rivalutare un personaggio così controverso. Certo, se la regia si fosse concentrata in un unico periodo storico del mandato della Tatcher, forse la storia sarebbe sembrata più omogenea e meno frastagliata. I continui flashback sono un vecchio “trucco”, se così lo si può chiamare, usato in moltissimi film. Sarebbe stato, forse, più interessante un ritratto solo sulla Tatcher nei suoi primi anni, oppure sulla Tatcher durante le rivolte e gli scioperi o ancora un ritratto del leader conservatore nei suoi ultimi anni (o mesi) di governo. Mi rendo conto che, nella formula che ha scelto, la regia ha cercato di dare un aspetto umano a chi (solitamente) viene considerata come una donna forte ma allo stesso tempo insensibile e implacabile. Così facendo però si rischia di cadere nel ruffiano, come dire, “facciamo un film sulla Tatcher per farla piacere alla gente ora che è vecchi e malata”. Tutti i suoi pensieri, i rapporti con il marito e i figli, le sue paure, sono verosimili ma rischiano, appunto, di far credere al pubblico che lo scopo del film sia quello di far amare alle persone una donna che in Inghilterra ha portato , certo, molti cambiamenti ma che ha allo stesso tempo affamato molte famiglie (per non parlare poi dell’Irlanda).
Mi è piaciuto: il film è molto bello, ben fatto se si amano i continui flashback e le biografia molto romanzate. Il cast è ciò che rende il film veramente meritevole di essere visto. La Streep lo sta conducendo agli Oscar quasi mano nella mano.
Non mi è piaciuto: il tono troppo melenso che talvolta assume.
Non è consigliato: a chi ama le biografie esclusivamente basate sui fatti e senza spunti di vita privata (vera o verosimile).
Consigliatissimo: a chi (come me) ama molte le biografie dove alla fine nessuno è mai veramente (solo) la bestia nera che sembra.
Voto: 4/5
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