The Lone Ranger: la recensione di Giorgio Viaro
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The Lone Ranger: la recensione di Giorgio Viaro

The Lone Ranger: la recensione di Giorgio Viaro

Johnny Depp continua a “deppizzare” tutti i film a cui prende parte. Nel suo Tonto, indiano bellicoso che sa parlare con i cavalli, c’è un po’ di Edward Mani di Forbice, un po’ del Cappellaio Matto e naturalmente un po’ di Jack Sparrow. È lui, il vero protagonista di The Lone Ranger, molto più che Armie Hammer, faccia da bravo ragazzo e carisma sotto i tacchi, che pure interpreta il personaggio del titolo. Ed è soprattutto lui che decide il tono del film, molto più commedia che western, rendendosi protagonista di un numero infinito di siparietti comici riempiti a suon di facce buffe.

In questa dimensione, cui il film si abbandona serenamente, si sviluppa l’avventura della strana coppia – pellerossa con qualche rotella fuori posto uno, avvocato idealista costretto all’azione l’altro -, che cavalca con esiti alterni sulle tracce del terrificante Butch Cavendish (William Fichtner, la cosa migliore del film), brigante-cannibale, uno che prima ammazza i suoi nemici, poi gli strappa il cuore e se lo mangia. Sullo sfondo resta la figura mefistofelica del proto-capitalista Latham Cole (Tom Wilkinson), procuratore-sindaco-costruttore, che ha il sogno di creare una rete ferroviaria che unisca tutti gli stati d’America, costi (letteralmente e non) quel che costi: quasi la versione mainstream del Petroliere Daniel Day-Lewis.

Se si accetta questo, cioè che al giorno d’oggi ogni blockbuster – con le dovute eccezioni (Man of Steel, World War Z) – sia prima di tutto una farsetta in costume (da indiano, da supereroe, da investigatore), il film fila che è un piacere, e d’altra parte i tempi comici di Depp non li scopriamo certo qui, e ora. Ha persino, e questo un po’ stupisce, accenti qua e là brutali, che da un prodotto per famiglie della Disney non ti aspetteresti.
La storia è classica, e la regia pure, con le dovute deroghe allo spettacolo; mentre l’idea di raccontare il tutto in flashback – e per giunta a un bambino – aggiunge note fiabesche, mitiche, al racconto. Se Verbinski e Depp, dopo aver rianimato il cinema dei pirati, ci riescono pure col western (Tarantino non conta, Tarantino è un genere a parte), toccherà fargli i complimenti.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
Depp continua a deppizzare tutti i film in cui recita, e i suoi tempi comici non si discutono

Non mi piace
Armie Hammer non è proprio uno che gronda carisma

Consigliato a chi
Ha amato la trilogia dei Pirati dei Caraibi, e naturalmente agli irriducibili di Depp

Voto: 3/5

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