The possession: la recensione di Giorgio Viaro
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The possession: la recensione di Giorgio Viaro

The possession: la recensione di Giorgio Viaro

Da Paranormal Activity a The Last Exorcism passando per Lovely Molly, sono anni d’oro per il cinema delle possessioni demoniache (soprattutto in termini di incassi), e i titoli si moltiplicano. E ad ogni nuovo arrivo occorre porsi la solita domanda: questo che dice di nuovo? Per The Possession la risposta è: niente. Che non è necessariamente un difetto: di esercizi di stile ben fatti sono pieni cinema e letteratura.

Nella fattispecie, Ole Bornedal – il regista, danese – è uno bravo, uno che ha fatto cose molto belle in patria (Nightwatch – l’originale -, e Deliver Us From Evil), e cose discrete negli Usa (Nighwatch – il remake con Ewan McGregor -, e The Substitute). Qui parte dalla storia di un demone della cultura ebraica che esce da una vecchia scatola prendendo possesso del corpo di una teenager, e la trasforma prima in un dramma familiare ricco d’atmosfera, e poi – ma solo nell’ultimo terzo di film – in una vera e propria storia di esorcismi, con tutte le trovate a effetto che ci si aspetta da un film come questo: Natasha Calis – l’interprete della bambina posseduta – è semplicemente clamorosa, e quando il demone le deforma l’anatomia viene un groppo in gola.

Del doppiaggio si preferirebbe non dire niente, ma questo è uno di quei casi in cui bisgona spenderci qualche riga. Il film funziona soprattutto perché Bornedal sceglie spesso l’ellissi, i mezzi toni, le sfumature, invece di calcare la mano sugli effettacci: più di una volta, vi accorgerete, taglia le sequenze quando meno ce lo si aspetta, passando ad altro e lasciando lo spettatore piacevolmente stranito. Questo patrimonio di atmosfere è sistematicamente messo a rischio da un doppiaggio grossolano, fasullo, che appiattisce tutto. E soprattutto ammazza il lavoro originale sul sound design.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
La regia di Bornedal si concede alcune raffinatezza abbastanza rare per il genere. La descrizione del quadro familiare in cui si sviluppa il dramma

Non mi piace
Il doppiaggio è terribilmente scadente, e in alcuni punti il film sembra molto peggiore di quanto non sia in realtà

Consigliato a chi
A chi ama il genere e vuole vederlo reinterpretato da un regista in gamba

Voto: 3/5

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