Questa volta i delegati alla traduzione titoli dall’inglese all’italiano se la sono risparmiata, e non ci hanno deluso con traduzioni o per meglio dire interpretazioni, anche perché la traduzione più ovvia di The Raven in italiano sarebbe stata Il Corvo, ma tutti ben ricordiamo che di Il Corvo ce n’è uno solo e per l’esattezza quello con Brandon Lee che ci ha fatto tanto sognare con la frase “Non può piovere per sempre”.
Ma veniamo a questa miscela di opere di Edgar Allan Poe che è The Raven.
La trama (da Wikipedia):
Nel 1849, a Baltimora, un serial killer commette numerosi omicidi ispirandosi ai racconti dello scrittore Edgar Allan Poe. La polizia di Baltimora decide di farsi aiutare dallo scrittore in persona per fermare l’assassino ed in questo modo Poe inizierà a collaborare con un giovane ispettore.
Sin dal primo fotogramma si capisce che tutto quello che succederà in seguito costituirà gli ultimi giorni di vita dello scrittore, e per questo il film è stato ambientato a Baltimora dove realmente Poe è morto.
Una Baltimora molto uggiosa che farebbe molto più pensare a Londra come location se non fosse diversamente precisato all’inizio della pellicola.
Come sopra citato, questo film è un mix di riferimenti alle opere e racconti di Poe tra cui Il mistero di Marie Rogêt e La maschera della morte rossa (non sono gli unici, ovvio), e tutti sono fonte di ispirazione per questo strano individuo che si diletta ad uccidere persone. Persone tutte legate ad Edgar, badate bene!
Una in particolare spicca nella lista di quelle malcapitate, Emily Hamilton, poiché è l’unica che l’assassino tiene in vita affinchè lo scrittore stia al gioco nella speranza di riavere la sua amata sana e salva.
È strano il modus operandi di questo individuo nel rapire le sue prede, dal momento che di nessuna se ne conoscono i dettagli tranne che del rapimento che ha coinvolto la bella Emily.
*SPOILER*
Esso si rifà a La Maschera della Morte Rossa, racconto che si ispira, volente o nolente, a Il Fantasma dell’Opera di Gaston Leroux. Ed è proprio ad un ballo che l’assassino rapisce la donna, teatralmente se è concesso dire, proprio nel momento in cui lei sta ballando con Edgar, entrambi mascherati.
Se avete visto l’adattamento di Joel Schumacher sul Fantasma dell’Opera mi darete ragione del fatto che le somiglianze e i riferimenti sono molti. Emily ed Edgar che ballano ad una festa mascherata, come Christine e Raoul nella festa mascherata all’Opera Populaire. Le circostanze del rapimento sono un po’ diverse poiché ne Il Fantasma dell’Opera Christine viene rapita sul palco dell’Opera durante la rappresentazione del Faust.
E della maschera che indossa Edgar ne vogliamo parlare? Molto rassomigliante a quella di Charles Dance nell’adattamento per la televisione del Phantom di Tony Richardson. Tutti dettagli che una Phan sa riconoscere.
*FINE SPOILER*
Per quanto riguarda gli attori si è pensato a John Cusack (2012, 1408, La Guria) per il ruolo principale, e ad essere sincera non mi è affatto dispiaciuto, anche se la sua faccia l’avrei vista un po’ troppo sciupata, ma forse era questa l’idea che si voleva rendere. In quanto a rassomiglianze fisiche con il vero Edgar Allan Poe comunque ce ne sono poche.
Emily Hamilton è interpretata da Alice Eve che sino a questo film ha interpretato ruoli di livello più basso, ad esempio la si è vista in Una Sposa In Affitto accanto al “Doctor” David Tennant oppure nella serie televisiva Entourage.
Ed infine il Detective Fields interpretato dall’“handsome” Luke Evans (Immortals, I Tre Moschettieri, Tamara Drewe – Tradimenti All’Inglese).
Riguardo all’assassino non credo di poterne rivelare l’identità dell’attore, anche se a dire la verità io personalmente non ne avevo mai notato la presenza in alcun film degno di nota. Un personaggio ad ogni modo che con questo film si dovrà ricordare, sia perché ha avuto il ruolo di co-protagonista “anonimo”, sia per la sua uscita di scena finale.
Giudizio complessivo molto buono; ricalca il mio genere di film e, cosa che non guasta, è pure fatto bene a mio avviso. Un mix di mistero e opere letterarie, posizionati a metà dell’Ottocento in un paese uggioso e buio che, anche se Londra non è, almeno le rassomiglia! Consigliato.