Qui a Venezia, Festival, edizione 2018, il western si declina volentieri in commedia. Così accadeva in una buona metà degli episodi del film antologico dei Coen – La ballata di Buster Scruggs – e così è in questo The Sisters Brothers di Jacques Audiard, regista francese sempre molto bravo a grattar via dai generi le scelte più scontate e mettergli invece addosso sapori inediti, basti pensare a Sulle mie labbra, Il profeta o Deephan. Qui Audiard prende la storia dei due criminali del titolo, killer e torturatori (niente meno) al soldo di un ricchissimo imprenditore dell’Oregon, e la trasforma nell’odissea sentimentale di due fratelli che si prendono cura l’uno dell’altro tra un’imboscata a mano armata e una notte alla mercé degli orsi.
La missione è quella di fregarsi la formula scoperta dal chimico Morris (Riz Ahmed) per far brillare le pepite d’oro che riposano nel letto dei torrenti, ma ci sono di mezzo una serie di inconvenienti. Inconvenienti interni: Charlie Sisters (Joaquin Phoenix) è un alcolizzato che la mattina fa fatica a stare in sella al suo cavallo. Ed esterni: Mr. Warm (Jake Gyllenhaal), il detective incaricato di bloccare Morris in attesa che i Sisters arrivino a fargli sputare la formula, si fa invece conquistare dalle utopie politiche dello scienziato, che sogna di usare la sua scoperta per fondare a Dallas una specie di nuova civiltà basata sulla democrazia e il mutuo sostegno. Fatto sta che i tempi si allungano, e i quattro giorni che separano i due fratelli dai due fuggitivi non accennano a diminuire, con tutte le conseguenze del caso…
Il linguaggio usato da Audiard non è certo rivoluzionario, ma la naturalezza con cui il focus del film si sposta dalle azioni dei personaggi alla loro natura, e poi di nuovo indietro, assomiglia a un gioco di prestigio, ti ritrovi dall’altra parte della questione senza renderti conto di quando è avvenuto il passaggio. Fino a un epilogo quasi commovente, tutto in levare.
Insieme a questo slittamento, la cosa migliore sono i due protagonisti: Phoenix gioca con il suo cowboy testa calda con piacere palese, ma senza strafare; John C. Reilly, nei panni del Sisters maggiore, suona tutte le note che gli vengono meglio, è materno, romantico e un po’ stolido, così quando tira fuori i revolver è due volte impressionante.
Divertente, appassionante, originale, classico il giusto, con un ritmo irregolare che ti entra in testa: The Sisters Brothers è una gran bella cavalcata.