Con Breaking Dawn – Parte 1 il regista Bill Condon riporta la saga di Twilight alle sue origini e riprende il percorso iniziato da Catherine Hardwicke dopo l’allontanamento di stile e approccio avvenuto in New Moon e Eclipse.
Breaking Dawn ha come punti di forza proprio quello che mancava nei due film precedenti: ha un montaggio lineare che permette uno svolgimento naturale degli eventi, non dimentica i passaggi più importanti ed amati del libro, inserisce la giusta dose di ironia, delinea i personaggi secondari attraverso brevi momenti in grado di mostrarne le caratteristiche essenziali, riesce a gestire i passaggi più rischiosi da tradurre in immagini (l’imprinting, il parto, la prima notte di nozze) senza problemi e sopratutto dà spazio alle emozioni senza mai esagerare. Condon ha inoltre il merito di essersi focalizzato sull’interiorità piuttosto che sull’esteriorità: vuole far entrare lo spettatore nella mente dei protagonisti con gli sguardi e i piccoli gesti, senza enfatizzarne la prestanza fisica.
La continuità con Catherine Hardwicke si evidenzia anche nelle citazioni inserite: l’incubo di Bella, il bacio sulle note di Flightless Bird, American Mouth, il momento della trasformazione con il passato in forma di flashback-allucinazione, senza dimenticare la colonna sonora affidata nuovamente a Carter Burwell.
I critici lo hanno comprensibilmente bocciato (i difetti ci sono e certe sequenze ricche di effetti speciali avrebbero richiesto maggior cura), ma chi si è innamorato della saga attraverso i romanzi ritroverà le emozioni e i personaggi che ha imparato ad amare.