The Walk: la recensione di Mauro Lanari
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The Walk: la recensione di Mauro Lanari

The Walk: la recensione di Mauro Lanari

Come pure Abrams e Bay, Zemeckis è uno dei tanti bracci destri di Spielberg, appartiene alla scuderia dei suoi fedeli collaboratori e spesso gli vengono subappaltat’i film più tecnologicamente sperimentali, quelli cioè che poi non possono essere troppo ricercati anche sul versante dei contenuti per il rischio del mancato rientro degl’investimenti. Le pellicole che nella storia del cinema hanno segnat’un passaggio epocale, dal muto al sonoro e dal b/n al colore, non son’entrati nell’elenco dei capo d’opera artistici e lo stesso va detto per Cameron e i 13 anni dedicati alla gestazione d'”Avatar”. Controesempio: il Coppola che, fra il ’79 e l’80, tentò di metters’in proprio rilanciando gli Zoetrope Studios col musical-sentimentale “Un sogno lungo un giorno” (1982), realizzò un flop clamoroso. “The Walk” punta tutto sui 40 minuti final’in 3D: da “mozzafiato (se soffrite di vertigini vi ritroverete con le unghie conficcate nella poltroncina)”, “vi salirà il cuore in gola. Chi soffre di vertigini è avvertito: il 3D triplica l’ansia”, “il miglior 3D prodotto finora”. Ma se uno non soffre di vertigini o se ne frega, che resta? Poca cosa: “le goffe incertezze d’una parentesi parigina”, “la storia acqu’e sapone con una ragazza francese [che] non regge e così, verso la metà, precipita in una noia e prevedibilità totali, dove neanche l’apparizione di Ben Kingsley riesce a farci risalire di quota”, “la forza evocativa e simbolica” a un paio di tematiche forti, l’11 settembr’e il desiderio visionario di tentare l’impossibile sfidando le leggi della natura per vincerle, forza che vien'”inquinata con una sovrascrittura che appesantisc’il biopic il quale, allora, sembra aver più paura del vuoto di quanta ne avesse il funambolo sospeso fra le Torri.” Il film vorrebbe “partire da una storia vera per parlare d’un’altra storia vera, [dal ’74 al 2001], fatta anch’essa di ansia e di vertigine, ma di segno opposto: una storia in cui l’equilibrio del mondo va in pezzi e i corpi precipitano anziché danzare sospesi.” Intento velleitario.

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