“Nel capitolo che vuol essere l’apoteosi dello scenario post-apocalittico della saga, Matt Reeves incasella un gran numero di riferimenti spesso biblici: crocifissioni, flagellazioni, l’esodo d’un popolo eletto e persino una sequenza che ricorda ‘Ben-Hur’, nella quale vien dato da bere a chi sta morendo di sete.” Però “Reeves, regista (non-)autore del cinema contemporaneo, evidenzia una natura smaccatamente postmoderna” che “pesca a mani basse da un moltitudine di titoli, da ‘Il Gladiatore’ a ‘Schindler’s List’, e li ricompatta in un immaginario del tutto derivativo.” “C’è molto Joseph Conrad ma c’è anche molto Coppola, e i richiami alla celebre pellicola che trasportava ‘Cuore di tenebra’ nelle giungle del Vietnam sono numerosi e frequenti. Woody Harrelson è palesemente ricalcato sul Kurtz di Marlon Brando, da cui eredita la fisicità, le movenze e soprattutto la lucidissima pazzia, ma non l’ambiguità enigmatica che impediva d’etichettarlo com’un puro e semplice antagonista.” “Tutti trovano spazio in un affresco ambizioso che molto accumula ma poco rielabora, in linea con la tendenza al sincretismo e la condanna alla superficialità dei franchise contemporanei.” Esito: la motion-capture sarà anche sublime, però la trama della trilogia su “chi continua a combattere per la libertà, per la famiglia, per il pianeta” non m’ha lasciato alcun ricordo.
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