The Water Diviner: la recensione di Mauro Lanari
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The Water Diviner: la recensione di Mauro Lanari

The Water Diviner: la recensione di Mauro Lanari

“Sono rimasta colpita dalla scenografia, dalla fotografia e dall’ambientazione, strepitose le musiche, davvero un gran lavoro.” Vabbuò, ma soggetto e sceneggiatura, quelle cosette un tanto più portanti e importanti per la buona riuscita d’un racconto audiovisivo? Crowe “s’impegna per confezionare un film sulla scia del cinema ch’ama e di solito interpreta: ampio respiro, dilemmi morali classici, grandi lutti, viaggi, avventura, epos”; “una bestia scomoda, troppo grande e ingombrante per il dramma intimo, troppo piccolo per l’enorme struttura che spera di colmare.” Le molte storie nella Storia col valoroso generale romano Maximus de “Il Gladiatore” (Scott Sr., 2000) che rinuncia alla vendetta per un riconciliatorio ecumenismo interculturale e multietnico: “buon’intenzioni ma, se si parla dei risultati, già dai font esotici dei titoli di testa s’intuisce l’approccio ingenuo, e ciò si traduce in una retorica schematica.” “Romanzone alla maniera del feuilleton ottocentesco che mescola parecchie sottotrame tr’epica e romanticismo. Abbastanza pesante e bolso, la storia disinvoltamente piegata a esigenze di fiction, è anche una polpetta d’avventura e amore debitamente corredata di dorati e suggestivi tramonti sul Bosforo e d’eroiche e virili imprese. Carne al fuoco tanta, finezza poca” (Paolo D’Agostini, “la Repubblica”). La star, all’esordio dietro la cinepresa, “s’è smarrita nello stucchevole e patinato labirinto dell’industria hollywoodiana e ha perso la bussola poiché ingolosito dall’eccesso, dal voler raccontare troppo. Il film paga la discutibile scelta di virare verso la poco credibile relazione fra i due protagonisti vedovi, un melò dal taglio storico con la Kurylenko ancor’una volta impresentabile e un plot nato e realizzato per piacere e commuovere a tutt’i costi.” Su RT a malapena sufficiente.

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