The Wife - Vivere nell'ombra: la recensione di Jole de Castro
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The Wife – Vivere nell’ombra: la recensione di Jole de Castro

The Wife – Vivere nell’ombra: la recensione di Jole de Castro

Joe Castleman (Jonathan Price), è in procinto di ricevere il Nobel per la letteratura, una soddisfazione inaspettata, giunta ad un’età in cui ormai non lo si spera più e non può fare a meno di desiderare al proprio fianco in questa ennesima e forse ultima avventura la moglie Joan (Glenn Close), fedele compagna di vita da oltre vent’anni. I due partono alla volta di Stoccolma per ritirare il premio, portando con sé anche il figlio David (Max Irons), il cui rapporto con il padre non è propriamente sereno, poiché il primo sembra ignorare completamente la sua carriera di scrittore e ritenerlo non all’altezza del compito. Fin qui tutto bene, sembra il classico quadro della famiglia normale, dove si discute, si alza la voce ma alla fine si torna tutti d’accordo. Lei, enigmatica ed elegante signora di una certa età, discreta e di poche parole, cela però un segreto nel suo animo e a ben vedere non è affatto la donna serena ed equilibrata che potrebbe sembrare.
E’ un film sofisticato e molto intellettuale questa trasposizione del libro di Meg Volitzer firmata da Bjorn Runge, che affronta una serie di temi difficili, che vengono snocciolati lentamente, inquadratura dopo inquadratura, dinanzi agli occhi dello spettatore, che metabolizza le immagini come un ottimo Brandy invecchiato, da gustare comodamente in poltrona, oppure in un bar dallo stile un pò rètro, come quello in cui si intrattengono Joan e il biografo Nathaniel Bone (Cristian Slater), che aldilà della chiacchiera, nutre il segreto intento di indurla a fargli delle rivelazioni.
Un film dal tono intimista, che scandaglia a fondo nelle pieghe dell’animo umano, navigando abilmente fra contraddizione e compromesso, desidero e frustrazione, senza mai cedere alla tentazione del giudizio. La fotografia è elegante, la scena sobria e gli attori eccellenti. Superba come sempre Glenn Close, che con questo ruolo si candida immediatamente per i prossimi Oscar, incarnando alla perfezione la parte della moglie devota e controllata, che non fa una piega di fronte al marito farfallone che flirta impunemente con la hostess o la fotografa di turno, e continua impassibile a compilare il suo cruciverba, facendo finta di nulla, fino all’espressione memorabile dell’ultima scena, in cui riesce a condensare tutte le emozioni possibili, dalla gioia, al dolore fino all’ineluttabilità della morte, in un semplice sguardo. Ottimo anche Jonathan Price, nella parte del marito dominatore e un pò vanesio, che solo alla fine sembra aprire gli occhi e apprezzare del tutto una donna che nella vita ha sempre dato per scontata, tradendola in molti modi e offendendone l’ego in mille occasioni diverse. Un film perfetto per chi ama le dinamiche familiari, la dicotomia amore/carriera e per chi è convinto che la vita, così come l’anima siano sempre incredibilmente ricchi di sfumature.

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