The Wolf of Wall Street: la recensione di ale5b
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The Wolf of Wall Street: la recensione di ale5b

The Wolf of Wall Street: la recensione di ale5b

Quando si aprono le tende la sensazione è che lo spettacolo del circo Scorsese sia iniziato senza di noi. Nessun accompagnamento che ci introduca per mano a prendere posto. Scorsese prende tra le braccia quanto più roba non potrebbe e ce la getta davanti a casaccio, in un trionfo di delirio bieco, angusto e TOTALMENTE immorale. Frenate il perbenismo, la parata delirante è appena iniziata e non c’è modo di fermarla.

Macchè lupi! Squali, magari. Forse sciacalli e avvoltoi. Ci sono persino gorilla che si battono il petto in strani riti propiziatori e…”civette” dalle gambe sempre aperte. Nani formato proiettili umani e…droga. Tanta droga. In tutte le forme, in tutte le quantità. Talmente tanta da farla passare macabramente in secondo piano dopo pochi minuti di film. Scordatevi il raffinatissimo ambiente dove Baz Luhrmann aveva disegnato l’elegantissimo Gatsby: “The Wolf of Wall Street” è il palcoscenico più tetro ed esplosivo con il quale abbiate mai avuto a che fare.
Ok, signore e signori, chi è questo Jordan Belfort? Chi è questo sole che fa ruotare tutti i pianeti?

Riduttivo chiamarlo broker, non sbagliato accostarlo a Dio in terra. Jordan Belfort è uno scherzo della natura, un imbonitore talmente affamato e accecato da estendere i suoi tentacoli affaristici ai suoi collaboratori. Come tutte le favole, meglio dire storie, è uno che viene dal niente, è uno che si fa da solo. E’ un mago della borsa, un figliol prodigo, un uomo che cade e si rialza. E’ tutto. E tutto…è legale?

Di Caprio – Scorsese è una delle storie d’amore artistiche più belle di oggi. Chi meglio di un attore in totale ascesa può prendere le parti di Jordan Belfort? Il personaggio subisce la personalità esuberante dell’attore che lo modella secondo i suoi canoni. Lui deve essere il perno del film, tutto deve ruotargli attorno. Potrebbe non essere facile in uno script da tre ore piene di storia. Ma funziona. L’apoteosi sconfinata di Scorsese trova nell’estro di Di Caprio la perfetta alchimia che rende Jordan altamente spettacolare. I dialoghi sono febbricitanti, il silenzio non trova mai posto. Alcuni duetti sono imperdibili e la pellicola si concede il capriccio di scivolare da una parte all’altra toccando picchi di comicità e momenti drammatici senza accusare ripercussioni. La vita del protagonista è scandita dalla scalata al vertice della società, e che arrivi come arrivi! Anche passando come un rullo compressore sopra ogni senso morale conosciuto. Donne, sesso ad ogni angolo, su ogni scrivania. Soldi, droga, sesso, droga, droga, sesso, soldi, soldi, soldi. Il film veleggia su questi tre pilastri fondamentali umani. Ma, vi giuro, non so in quale ordine di preferenza.
Non è la corsa all’oro quella che ci vuole descrivere Scorsese. La vita di Jordan Belfort è una storia a sè. Tolte tutte le attrazioni circensi, resta solo un uomo che non avrebbe mai potuto avere una vita diversa da questa. Fuochi d’artificio, sempre e comunque. Ma il mondo in cui ha scelto di vivere ha una vita breve. E con un destino segnato, si rischia di vendere l’anima troppo presto.

La strada verso l’Oscar è però impervia. “The Wolf of Wall Street” è sicuramente un’opera magna del regista che va a rete anche questa volta. Chi si aspettava però il miglior film della coppia d’oro storcerà un pò la bocca. Tutto bello ma non bellissimo. Di Caprio bravissimo ma non eccelso. Il film manca di quella scintilla che fa innamorare a prima vista. Un pelo nell’uovo che a questi livelli fa la differenza tra “splendido” e “capolavoro”. Tre ore in cui il troppo stroppia, ha il rovescio della medaglia di mascherare il senso con la teatralità. Qualche scena forse troppo pomposa, altre che necessitavano di un taglio. La perfezione sfugge. Di Caprio è il grande mattatore ma difficile dire se il suo personaggio alla fine si ami o si odi. Quelle che è certo è che tutti attorno a lui brillano, a cominciare da Johan Hill spalla stravagante e secondo in comando. Performance brillante, sorprendente. L’unico certo capolavoro del film è la bellezza di Margot Robbie nei panni di Naomi, barbie-moglie di Di Caprio. Scalderà la piazza in più di un occasione. Per il resto comparsate sparse, John Favreau e Dujardin, esilarante il cameo di McConaughey cosi come il personaggio interpretato da Rob Reiner.

Ripeto: bello ma non superbo. Il livello Oscar è lontano giusto uno scalino. The Wolf of Wall Street è il solito ottimo lavoro di un regista straordinario e del suo figlioccio talentuoso. La visione è d’obbligo, un viaggio psichedelico di tre ore in un mondo tortuoso senza però uscirne con le mani sporche.

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