Titolo: The Wolf of Wall Street; Anno: 2014; Regia: Martin Scorsese; Interpreti: LeonardoDi Caprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey.
Trama: Nel 1987, Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) è un giovane ambizioso che comincia la sua carriera di broker nel cuore di Wall Street. Con l’avvento del cosiddetto “Lunedì Nero” del 9 Ottobre dello stesso anno che ha messo in ginocchio i mercati di tutto il mondo, questi vede il suo sogno subire una battuta d’arresto. Forte del suo talento, riesce però a mettere insieme una squadra di venditori poco più che dilettanti, traformandoli in breve tempo in infallibili broker, con la quale fonda la propria società: la Stratton Oakmont. L’azienda di Jordan ottiene in pochi anni un successo strepitoso, arrivando a fatturare milioni di dollari al mese, concedendo a lui e ai suoi amici, colleghi e dipendenti ogni genere di stravizi, tra cui pranzi e cene da migliaia di dollari, droghe d’ogni genere e prostitute (anch’esse d’ogni genere). Il successo finanziario dell’azienda è però dovuto a illecite manipolazioni del mercato azionario e, nonostante Jordan tenti indiscriminatamente di ignorarle o eluderle, le accuse mosse nei suoi confronti rischiano di trascinarlo in un lento ma inesorabile declino.
L’ennesima collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio racconta la storia della Stratton Oakmont di Jordan Belfort tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di quest’ultimo. Scorsese sembra voler mettere da subito in chiaro una cosa: il personaggio di Belfort è arrivato ad essere tanto ricco da poter fare e ottenere qualsiasi cosa volesse; ha fatto e ottenuto qualsiasi cosa volesse e, questo non gli è minimamente da un punto di vista morale. Scorsese ci mostra pressocché ogni possibile trasgressione a cui l’uomo insaziabilmente ricco può arrivare e, a cui arriva anche soltanto perché ne ha il potere, raccontandoci tutto questo senza malizia, ironicamente, come allo scopo di darlo per scontato. La dialettica di Scorsese è istrionica, divertente, magnetica ed in alcuni casi esilarante, ma non manca di essere quando serve, pragmaticamente drammatica e sentita; la sua capacità di destreggiarsi tra le vicende più beffarde per poi immergerci in poche magistrali sequenze nel pathos, crea un’altalena in grado di incatenare l’attezione. La sua regia non perde neppure per un secondo il passo coi tempi.
Leonardo DiCaprio muore questa volta quasi completamente, per dare vita ad un Jordan Belfort inarrestabile, carismatico, farabutto ma in fondo sempre sincero (almeno con noi), seguendo con disinvoltura i ritmi di Scorsese. Ci basta guardare il film per comprendere quanto si sia divertito ad interpretarlo. Tra i comprimari spiccano certamente Matthew McConaughey nel ruolo di Mark Hanna (qui in un ruolo breve che quasi ci fa presagire ciò che diverrà Jordan) e Jonah Hill nei panni Donnie Azoff, secondo di Belfort, la cui intepretazione non si allontana particolarmente dai suoi precedenti ruoli, ma sembra incastrarsi perfettamente con i toni del film.
Sembra infinito e questo non ci fa altro che sperare che lo sia, ma purtroppo, prima o dopo, le luci si accendono…
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