Cinque anni abbiamo dovuto aspettare per vederlo in sala. Presentato e premiato al Festival di Roma nel 2006, osannato dalla critica inglese (che l’ha definito il “nuovo Trainspotting”), coperto di riconoscimenti in svariati festival europei, This is England è diventato un caso cinematografico. Di produzione indipendente, il film racconta, tra poesia e violenza, la controcultura skinhead nell’Inghilterra degli anni ’80. Una pagina di Storia poco vista e qui ricostruita in maniera rigorosa: dalle musiche dei The Maytals, alle camice Ben Sherman, ai Dr Martens, lo spettatore si trova immerso in questo mondo di teste rasate di cui viene messa in evidenza l’anima controversa. Perché se nell’immaginario diffuso il movimento skinhead è spesso ridotto a estremismi neonazisti e xenofobi, in origine era legato alla cultura reggae e ska e alle rivendicazioni sociali della classe operaia.
This is England costruisce quindi un ritratto interessante di un’Inghilterra culturalmente disorientata, martoriata dalla politica di Lady Thatcher, dalla guerra nelle Falkland e dalla disoccupazione. Non bisogna tuttavia aspettarsi un film dallo stile freddo o documentaristico; piuttosto un film coinvolgente, ricco di tenerezza e in cui la storia con la “s” minuscola di Shaun, il giovane protagonista, è il motore del racconto. Shaun è un ragazzino senza padre e con una madre un po’ assente – sebbene aperta e affettuosa (che ricorda quella di About a boy, altro film sulla paternità) – il quale, rifiutato dai coetanei e senza alcun punto di riferimento nella vita, trova la sua nuova famiglia in un gruppo di skinhead. Una precaria felicità che verrà tuttavia spezzata dal ritorno dalla galera di un certo Combo che innesca una spirale di razzismo e violenza. Colpisce l’interpretazione del giovane attore protagonista, questo bambino dallo sguardo già adulto: preso dalla strada e strappato a una vita senza futuro, Thomas Turgoose recita in un certo senso se stesso e rende tangibile il disorientamento dei ragazzini che oggi come ieri vivono in una grigia e anonima provincia (per farsene un’idea basta vedersi il recente Fish Tank).
Richiamando, da lontano, i film anni ’80 (liberi e meno ideologici) di Ken Loach e Mike Leigh, ma anche una descrizione dell’infanzia rubata alla Truffaut (nel finale sulla spiaggia, in molti hanno rivisto I 400 colpi), This is England è un prodotto originale nel suo essere tenero ed estremamente violento. E questo proprio perché tutto è filtrato dallo sguardo di Shaun, e a 12 anni la pelle è sottile e le delusioni bruciano più violente che mai.
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Mi piace
Il ritratto veritiero ed emozionante di una pagina di storia poco raccontata al cinema (il movimento skinhead) vista attraverso lo sguardo naif di un ragazzino di 12 anni. L’interpretazione di Thomas Turgoose
Non mi piace
Il doppiaggio italiano che dà al giovane protagonista una voce troppo impostata e che, nella traduzione, rende artificioso lo slang giovanile.
Consigliato a chi
A chi vuole immergersi nelle atmosfere dell’Inghilterra nel 1983, tra Dr Martens, birre a fiumi e teste rasate
Voto: 4/5