To the Wonder: la recensione di Annu83
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To the Wonder: la recensione di Annu83

To the Wonder: la recensione di Annu83

Premettiamo: non è bello ciò che è bello, ma ciò che fa schifo è palese! Va beh, l’ho un po’ riaggiustata, ma mi sembrava proprio il caso giusto per farlo.
Il film di Malick, colmo di attesa dopo il successo (e io mi fregio di essere uno dei pochi a non averlo visto) di The tree of life, è un inno poetico, e non patetico, alla fotografia, soprattutto in alcuni tratti. Le sequenze iniziali per esempio, che ritraggono le maree e le sabbie di Mont Saint Michel sono qualcosa di sublime, che riempiono il cuore di speranza e di bellezza, dando la sensazione di assistere a un film che avrà davvero qualcosa per cui essere ricordato.
Purtroppo tutto si conclude così. Passati i primi dieci minuti comincia un’interminabile litania fatta di immagini approssimative, tendenzialmente sfocate e decontestualizzate da una trama già di per sè stringata e assolutamente priva di avvenimenti significativi, se non il susseguirsi misterioso di situazioni amorose. La storia del film potrebbe essere racchiusa in poche righe fatte prevalentemente di avverbi e congiunzioni.
Malick si propone di raccontare una storia attraverso una sceneggiatura poverissima, con dialoghi pressochè assenti, utilizzando la tecnica del monologo fuori campo per dare un senso alle immagini. Obiettivo peraltro non raggiunto. In effetti sembra non esserci mai una reale interazione tra i personaggi, che così facendo, risultano difficili da capire realmente e restano praticamente inesplorati per tutta la durata del film. Una sceneggiatura che sembra inoltre priva di ogni senso spazio temporale e che rischia di fare apparire il tempo come un concetto assolutamente astratto, anche quando (leggasi, ad esempio, scadenza del permesso di soggiorno) dovrebbe essere l’elemento fondamentale.
Se aggiungiamo una regia assolutamente asettica, con una macchina da presa troppo libera di fluttuare in maniera claustrofobica (claustrofobia che ritroviamo anche nelle scelte musicali), e con troppi tagli improvvisi, si può bene capire di come sia difficile apprezzare un film di questa fattura, che, come se non avesse già fatto abbastanza per rendersi ostico al pubblico, alterna francese e inglese come lingue, non disdegnando interazioni in spagnolo e italiano. Ah, a proposito: wow, che ruolo importante la Mondello. Un onore per il cinema italiano.
Piccola curiosità su Ben Affleck, invece: sembra avere la stessa età che aveva quando girò Pearl Harbor, e sinceramente si sente un po’ la mancanza della barba, lo faceva sembrare un attore capace.
Per ora, grazie Malick per questa perla, ci vediamo l’anno prossimo sperando in qualche parola in più.

(Commento tratto dal mio blog personale)

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