Dopo “The tree of life” di appena un anno prima Terrence Malick torna alla regia firmando un film sulla nascita, lo sviluppo e la morte di un amore. Naturalmente lo fa a modo suo: “To the wonder” non è un film romantico nell’accezione più comune del termine, ma una riflessione sull’amore universale e sui legami che ci uniscono alla meraviglia del creato. Come in altri suoi film, sono sempre presenti la tensione verso il divino e i richiami all’armonia del mondo, spesso contaminata dall’uomo, ma questa volta il risultato finale non convince del tutto. Sulla base di una sceneggiatura esile, con dialoghi ridotti all’osso, una coppia di innamorati (Ben Affleck e Olga Kurylenko) vede nascere la passione nella raffinata corniche di Mont Saint-Michel per proseguire poi sullo sfondo della provincia rurale americana, dove però cominciano a sorgere la routine quotidiana, le incertezze di lui e i primi scontri. Tra la separazione e il ricongiungimento dei due c’è anche spazio per il ritorno di una vecchia fiamma (Rachel McAdams). Malick inquadra tutto sempre con eccezionale talento: la luce di un sorriso delicato, il pudore di uno sguardo e la bellezza della natura, sia essa la malinconica poesia del paesaggio francese piuttosto che la semplice quotidianità di quello americano. Ma ciò che in “The tree of life” sfiorava il sublime nell’armonia tra contenuto e immagini qui rischia di annoiare: i silenzi sono troppi, le voci fuori campo appesantiscono la narrazione e la sceneggiatura risulta quasi lacunosa. Alcuni personaggi (già pochi) sembrano non legarsi alla storia e rischiano di restare ai margini, come il prete in crisi interpretato da Javier Bardem, alla ricerca del senso più profondo degli insegnamenti divini. I motivi fondamentali del film erano già stati affrontati in “The tree of life” e qui appaiono come un’inutile variazione sul tema, dando l’impressione di un esercizio di stile.
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