Tomboy: la recensione di Emilia Iuliano
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Tomboy: la recensione di Emilia Iuliano

Tomboy: la recensione di Emilia Iuliano

Laure (una talentuosa Zoé Héran, che sembra nata per questo ruolo), è una bambina di dieci anni, che si è trasferita durante l’estate in un nuovo quartiere di Parigi con i genitori e la sorella più piccola, Jeanne (Malonn Lévana). Il suo aspetto, il suo abbigliamento, le sue innate doti da calciatrice la fanno sembrare un maschietto a tutti gli effetti. Lisa (Jean Disson), la sua nuova amica, non dubita neppure per un attimo del contrario e la tratta fin da subito come tale, facendole incontrare i ragazzini del quartiere. Così Laure diventa Mickaël, e sfrutta l’equivoco per realizzare, fuori dalle mura domestiche, un desiderio profondo che cova da tempo. La giovane regista Céline Sciamma porta sul grande schermo una piccola grande storia, riuscendo a cogliere i momenti più delicati del passaggio tra infanzia e adolescenza, quando si manifestano i primi barlumi di consapevolezza della propria identità e di ribellione agli schemi sociali. Tutto senza il timore delle conseguenze, un sentimento che appartiene invece al mondo adulto, qui come in altri film. Come in Boys Don’t Cry, però, rivelare la propria identità estranea alle abitudini e all’educazione predominante è un rischio che si paga caro. Anche se in Tomboy la verità ferisce, ma lasciando aperta la porta della speranza. Al di là dei messaggi, il film colpisce per la sua struttura solida e lo sguardo sensibile e attento ai dettagli. I bambini del quartiere (veri amici della piccola protagonista Zoé Héran), oltre a Laure e alla la sua famiglia, sono tutti ben delineati, così come i loro legami. E la macchina da presa, in uno stile semi-documentaristico, incornicia uno dopo l’altro gesti e dialoghi senza sbavature.

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Mi piace
L’uso di uno stile semi-documentaristico per incorniciare, con sguardo sensibile e attento ai dettagli, dialoghi senza sbavature.

Non mi piace
La distonia della madre. I genitori di Laure vengono presentati come persone accoglienti, comprensive e aperte al dialogo. Sembra eccessiva, dunque, nel finale la reazione della madre alla scoperta della “seconda identità” della figlia

Consigliato a chi
Vuole scoprire il talento della giovane regista Céline Sciamma. A chi sa cogliere la grandezza delle piccole storie

Voto 4/5

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