Transformers 3: la recensione di Giorgio Viaro
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Transformers 3: la recensione di Giorgio Viaro

Transformers 3: la recensione di Giorgio Viaro

Nei primi 15 minuti di Transformers 3: un pianeta viene distrutto; la storia del ventesimo secolo viene riscritta; Rosie Huntington-Whiteley mostra il sedere.
Sono anche i tre elementi costitutivi del film. Esaminiamoli nell’ordine.
1. Un pianeta viene distrutto. È Cybertron: Autobot (robot che vogliono la democrazia) e Decepticon (robot che vogliono la dittatura) se lo litigano e spaccano tutto. Primus (robot democratico) fugge dal pianeta con l’arma finale, da lui stesso progettata, e si schianta sulla Luna.
2. La storia del ventesimo secolo viene riscritta. Dopo aver scoperto che la crisi dei missili di Cuba fu causata da mutanti imbizzarriti (vedi X Men: First Class), veniamo a sapere che la missione Apollo 11 fu messa in piedi per esaminare una nave aliena che si era schiantata sulla superficie lunare. Nella navetta c’è il robot Primus svenuto e un’arma potentissima che permette di trasferire cose e persone da un punto all’altro dello spazio. In pratica il teletrasporto.
3. Rosie Huntington-Whiteley mostra il sedere. Siamo ad oggi: gli Autobot convivono con gli umani e aiutano il governo americano a sventare attacchi terroristici distruggendo basi nemiche in mezzo al deserto (non si sa quale deserto). Shia LeBoeuf riceve una medaglia da Obama per le sue imprese eroiche. I Decepticon vagano scassati per il deserto (non si sa quale) progettando vendetta: vogliono impadronirsi dell’arma di Primus e conquistare la Terra. Ce la fanno. La battaglia infuria. Chicago viene completamente distrutta. Rosie Huntigton-Whiteley mostra il sedere.

La formula del film – e quella del franchise – consiste nell’abbinamento tra stupefacenti sequenze d’azione (ne citiamo due, l’inseguimento in autostrada e il grattacielo che crolla, ma c’è l’imbarazzo della scelta), personaggi farseschi (Shia LeBoeuf sbraita energico per quasi tutto il tempo, John Malkovich e John Turturro si prestano a terrificanti macchiette, e c’è anche Ken Jeong, il coreano di Una notte da leoni) e squarci di romanticismo (soldati che si sacrificano, l’eroe che salva la bella, tramonti, cose che succedono in controluce). Il giudizio dipende dalla misura con cui gli ingredienti sono dosati, e in Transformers 3 il dosaggio è migliore che nelle prime due puntate.
Il 3D, poi, è luminoso ed efficace – anche se in alcuni punti si ha la sensazione che per accentuare la limpidezza dell’immagine si rischi di bruciare l’incarnato dei personaggi – e le sequenze d’azione, anche le più caotiche, sono “leggibili” grazie ad un uso insistito e accorto del rallenty. Sulla CGI dei robot, invece, è difficile esprimersi: la sensazione è che si lavori più sulla quantità che sulla qualità, e in questo senso non si percepisce un vero scarto rispetto alla prima puntata (Optimus Prime che passeggia cauto per il giardino di una villetta residenziale, resta il vertice della trilogia da questo punto di vista).
Ma quel che conta di più è che ci si diverte: l’effetto Luna Park è garantito, lo stupore anche. L’ideologia di fondo è vagamente reazionaria (il film è una specie di parossistica corsa agli armamenti), ma visto il contesto non va presa troppo sul serio. Se poi l’intera faccenda sia di buono o cattivo gusto, ognuno lo può decidere per sé.

Mi piace
La costruzione di sequenze d’azione caotiche ma leggibili, con ampio uso di rallenty, campi lunghi e lunghissimi.

Non mi piace
I robot sono “seri”, mentre gli umani si comportano tutti come deficienti: nel film ci sono almeno dieci personaggi farseschi. Non saranno un po’ troppi?

Consigliato a chi
A chi vuole concedersi una serata di disimpegno e stupore infantile mettendo il freno a mano al proprio senso critico (e della misura)

Voto: 3/5

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