Transformers - L'ultimo cavaliere: la recensione di salvatore89
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Transformers – L’ultimo cavaliere: la recensione di salvatore89

Transformers – L’ultimo cavaliere: la recensione di salvatore89

I Transfomers, robot alieni del pianeta Cybertron, vivono tra noi ormai da anni, ma si nascondono dalla TRF, forza speciale del governo Usa. Quando un gruppo di ragazzini entra nell’area proibita di Chicago, dove ci fu una grande battaglia nel terzo capitolo della serie, Cade Yaeger interviene a salvarli e riceve da un Transformer vecchissimo e moribondo un antico talismano, che gli si attacca addosso. Yaeger e l’adolscente badass Izabella sfuggono all’arresto e si rifugiano in una grande discarica di automobili, dove soggiornano diversi Autobot. Il governo sa che sta arrivando dallo spazio qualcosa di enorme e per fermarlo i suoi funzionari sono disposti a venire a patti con Megatron, liberando alcuni dei suoi più pericolosi Decepticon. Questi danno la caccia a Yaeger, il quale viene però salvato dal robot maggiordomo Cogman, al servizio di un Lord inglese che intende svelare a Yaeger la storia segreta dei Transformers. Nel suo castello è convocata anche la professoressa di storia e letteratura Vivian Wembley, la cui dinastia è legata al mistero. Nel frattempo Optimus Prime, sul pianeta Cybertron, è stato assoggettato dalla divinità aliena Quintessa, i cui piani per la Terra sono semplicemente apocalittici. Se esteticamente Bay nell’ultima ora dà davvero il meglio di sé, ripagando tutto sommato della pazienza per le parti più superflue del racconto, dall’altra la saga di Transformers rimane vittima di intrecci ingarbugliati e del tutto improbabili. Non sembra esserci niente di troppo ridicolo o tragico per gli sceneggiatori, che aprono il film ai tempi di Re Artù e Merlino e non si fanno neppure mancare riferimenti al Terzo Reich e alla Prima Guerra Mondiale. In fatto di guerra Bay ha da sempre avuto un ottimo rapporto con la marina e l’aviazione degli Stati Uniti (Pearl Harbor e Armageddon) e lo dimostra in uno sfoggio di mezzi militari come raramente si è visto sullo schermo, il tutto inquadrato con un’enfasi spettacolare che ne fa l’apologia e inserito in un prodotto per ragazzi come il più surrettizio e insidioso degli spot per l’arruolamento. Roba da Starship Troopers-Fanteria dello spazio che segna ideologicamente il film, lasciando un retrogusto manipolatorio davvero fuori luogo in un’opera che si presenta come il più innocuo degli intrattenimenti. In linea con questa militarizzazione, anche di Bumblebee è rivelato un passato militare e spiegato finalmente la ragione del suo silenzio, (ossia la manifestazione della sua vera voce) che lo avvicina ai reduci traumatizzati dagli orrori della guerra. In questa risoluzione di una trama iniziata fin dal primo Transfomers, si vede la volontà di Bay di chiudere i conti con la saga, non per niente è tornato sulla sua decisione di abbandonare i Transformers con il film precedente per concedere un finale dove togliersi tutti gli sfizi. Tornano, infatti, in piccoli ruoli marginali John Turturro nei panni dell’agente Simmons, e Stanley Tucci, nei panni di Merlino. Inoltre ritorna Josh Duhamel nei panni del colonnello William Lennox, esempio di virtù militare che scioglierà l’adesione degli altri uomini agli ordini di un governo che non riconosce l’onore in battaglia degli Autobot. Non solo: Bay si diverte a citare alcuni tra i principali robot della storia del cinema, così le macchine a caccia di Transformer hanno più o meno la forma dell’ED-209 di Robocop, Cogman è dichiaratamente una versione psicopatica e comica del droide C-3PO di Star Wars e il piccolo Transformer Sqweeks a forma di Vespa blu ha più o meno la struttura di Wall-E e gli stessi enormi occhi, solo che nel suo caso sono blu. Inoltre il regista affronta scenari ancora più fantastici che in passato, partendo da una battaglia medievale con i cavalieri della Tavola Rotonda, fino a una missione subacquea e poi a una tutta aerea, con una minaccia che arriva dallo spazio. Per giustificare tutto questo non mancano inascoltabili chiarimenti, ma a un certo punto il regista sembra essersi accorto che si sta facendo tardi e li interrompe con un roboante inseguimento. Quasi del tutto assente è poi la retorica di Optimus Prime, che da sempre sovraccarica la saga, e che qui ritorna solo. Prima di concludere ci sono alcune note da evidenziare: la prima riguarda il formato IMAX in cui è stato girato parte del film, la cui ratio è 1.90:1, ma siccome altre scene sono state girate in scope, con ratio 2.35:1, si assiste ad una illogica schizofrenia, dove il rapporto tra altezza e larghezza dell’immagine cambia non solo all’interno della stessa scena, ma persino tra un campo e un controcampo del medesimo dialogo, rendendo mirabolante e scriteriata la visione.
La seconda nota riguarda Anthony Hopkins, magistrale attore britannico, che nella sua grandiosa carriera ha impersonato moltissimi ruoli, il quale con il suo accento british ha dato vita ad un personaggio semplicemente straordinario, simpatico e fondamentale per il canovaccio della storia.
Terza ed ultima nota riguarda l’attrice Laura Haddock, la quale nel film interpreta la Vivian Wembley. L’attrice somiglia moltissimo a Megan Fox, protagonista dei primi due capitoli della saga. La Haddock sembra trovarsi molto bene nei panni di questa professoressa avventuriera, sensuale e dotata di una bellezza mozzafiato, la quale riuscirà dopo un’iniziale diffidenza a far breccia nel cuore di Cade Yeager.
In conclusione, nonostante le lunghezze, la stupidità e la propaganda pro-forze armate, Bay riesce soprattutto a stupire, con una tale grandeur spettacolare che fa sembrare gli altri blockbuster delle pellicole di medio budget senza ambizioni. In un certo senso Transformers – L’ultimo cavaliere è il suo capolavoro, dunque è bene che a questo punto si allontani davvero dalla saga, con cui pare aver chiuso tutti i conti. Anche se, trattandosi di un franchise plurimiliardario, ogni risoluzione prevede un rilancio e non manca nel finale un cliffhanger diretto per il prossimo capitolo (ultimo?) previsto per il 2019.
Salvatore Cuccia

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