Tre uomini e una pecora: la recensione di Marita Toniolo
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Tre uomini e una pecora: la recensione di Marita Toniolo

Tre uomini e una pecora: la recensione di Marita Toniolo

Con Tre uomini e una pecora, presentato con successo al Festival di Roma 2011, Stephan Elliot, regista di altre scintillanti commedie come Priscilla la regina del deserto e Un matrimonio all’inglese,  non viene meno alla reputazione che si è costruito, partorendo una wedding comedy contraddistinta dall’inizio alla fine da una comicità incontenibile. Odora di Una notte da leoni il suo nuovo film, ma il regista – che si professa esperto di matrimoni fin da quando giovanissimo li riprendeva con la videocamera per tirar su qualche soldo – dichiara di aver scritto la sceneggiatura dieci anni fa e mal sopporta l’accostamento. Fatto sta che è impossibile non ripensare ad Hangover assistendo alla storia di questi quattro amici che partecipano al ricevimento di matrimonio di uno di loro (Xavier Samuel, il Riley Bears di Eclypse) e ne combinano di ogni. E se il film di Todd Philips è un prodotto più cinico, disinibito e contemporaneo, in cui si intercettano sottotesti dai risvolti sociologici molto interessanti, la commedia di Elliot fa ridere con più gusto,  anche quando scende lungo la china del triviale e del pecoreccio, mettondo d’accordo tutti, il critico spocchioso e lo spettatore a caccia di disimpegno.

Il plot è piuttosto prevedibile: la più sconclusionata comitiva di amici che si sia vista sullo schermo si muove da Londra in Australia per il matrimonio last minute del più serio e sensibile di loro. Quando i quattro approdano a Sydney scoprono che la promessa sposa è la ricchissima figlia di un importante senatore e che su quel matrimonio sono riposte tutte le speranze del padre. Peccato che i tre, nonostante le più buone intenzioni, abbiano la stessa capacità di calamitare guai di un Greg Fotter. Tra i più improbabili discorsi da matrimonio che si siano mai sentiti, incidenti continui, pecore (anzi, per la precisione un ariete) travestite, gaffes imperdonabili e future suocere che si danno alla pazza gioia, si consuma una commedia esilarante che poggia su una sceneggiatura dietro a cui si intuisce molto mestiere e su un cast davvero affiatato.

Tutti i campioni del genere sono chiamati in causa come riferimento. Come se Quattro matrimoni e un funerale e Funeral Party fossero entrati in collisione con Hollywood Party, dando vita a una reazione a catena inarrestabile di gag mai stucchevoli, anche grazie al candore e al sincero infantilismo dei personaggi principali animati da un palpabile affetto tra loro. Slapstick, commedia romantica sofisticata e humour demenziale si mescolano e si fondono.
Pur nell’innocuità del suo plot, A Few Best Men è insomma una girandola di guizzi e colpi di scena ritmatissima, che dovrebbe essere presa ad esempio sia dagli sceneggiatori della recente commedia scorretta americana che da quelli dei nostri cinepanettonari che non sanno produrre innocenti evasioni di questo livello. Tra le chicche del film, una scatenata e politicamente scorretta Olivia Newton-John che (come nelle puntate-cameo di Glee in cui ha recitato recentemente) vuole cancellare l’immagine dolciastra che con la Sandy di Grease le è rimasta appiccicata addosso.

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace: lo humour ritmato dal sapore un po’ brit e un po’ aussie. Il cast che interpreta efficacemente un gruppo di amici svalvolati

Non mi piace: la prevedibilità di certe gag tipiche del filone Una notte da leoni e Funeral Party

Consigliato a chi: ama vedere i film in comitiva ed è in cerca di una commedia leggera come lo spumante

Voto: 3/5

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