Tutta la bellezza e il dolore: la recensione del documentario di Laura Poitras, Leone d'oro a Venezia 2022
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Tutta la bellezza e il dolore: la recensione del documentario di Laura Poitras, Leone d’oro a Venezia 2022

Il film statunitense racconta la storia della fotografa americana Nan Goldin e la sua battaglia contro la famiglia Sackler, nota benefattrice dei più grandi musei del mondo, ma anche proprietaria della società farmaceutica Purdue Pharma, responsabile di migliaia di morti per overdose di Ossicodone falsamente prescritto come farmaco che non creava dipendenza

Tutta la bellezza e il dolore: la recensione del documentario di Laura Poitras, Leone d’oro a Venezia 2022

Il film statunitense racconta la storia della fotografa americana Nan Goldin e la sua battaglia contro la famiglia Sackler, nota benefattrice dei più grandi musei del mondo, ma anche proprietaria della società farmaceutica Purdue Pharma, responsabile di migliaia di morti per overdose di Ossicodone falsamente prescritto come farmaco che non creava dipendenza

Tutta la bellezza e il dolore
PANORAMICA
Regia
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora

All the Beauty and the Bloodshed, il documentario della regista premio Oscar per Citizenfour Laura Poitras, ha trionfato a sorpresa alla scorsa 79esima Mostra del cinema di Venezia, portandosi a casa il terzo Leone d’oro americano degli ultimi quattro anni di festiva, dopo Joker e Nomadland (cui si aggiunge anche La forma dell’acqua del 2017) e il terzo consecutivo a una regista donna dopo quelli a Chloé Zhao e a La scelta di AnneL’Événement di Audrey Diwan. 

Un premio quasi totalmente inaspettato (anche se si vociferava che la presidente di giuria Julianne Moorefosse uscita in lacrime dalla sala dopo la proiezione), tributato a un documentario di stampo classico, che però ospita al suo interno tantissimi momenti di grande cinema (il finale processuale in collegamento video è indignato e dolorosissimo) e coniuga in maniera accurata, lucida e appassionata riflessioni sull’arte e impegno civile

Poitras

Il film descrive la storia dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, raccontata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, della sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco. Il film intreccia l’aspetto profondamente personale e quello politico, dalle azioni presso rinomate istituzioni artistiche alle immagini di amici e colleghi catturate da Goldin, passando per la devastante Ballad of Sexual Dependency e la leggendaria mostra sull’AIDS Witnesses: Against Our Vanishing del 1989, censurata dal National Endowment for the Arts.

Il racconto inizia con P.A.I.N. (Prescription Addiction Intervention Now), un gruppo da lei fondato per indurre i musei a rifiutare i fondi Sackler e promuovere strategie di riduzione del danno. Ispirato da Act Up, il gruppo ha orchestrato una serie di proteste atte a denunciare i Sackler e i crimini della Purdue Pharma, produttrice dell’ossicodone. Al centro del film campeggiano le opere d’arte di Goldin The Ballad of Sexual Dependency, The Other Side, Sisters, Saints and Sibyls e Memory Lost. In queste opere, Goldin ritrae gli amici rappresentandoli con bellezza e cruda tenerezza e queste amicizie e l’eredità della sorella Barbara sono alla base di tutta l’arte di Nan Goldin.

Il film coniuga passato e presente di Nan Goldin, restituisce la sua ricchissima e turbolenta vita personale e un mondo privato abitato da compagni di vita e d’amore, cultura underground e scatti sfrontati, impudici e memorabili, illuminando in particolare il mondo sommerso della cultura newyorkese punk e LGBT+ tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. E fa particolare impressione, in rapporto al nostro presente, quando la Goldin ricorda del momento in cui le dissero, a quel tempo e nel tentativo di demolire la sua arte, che «nessuno fotografa la propria vita».

Ad animare il doc di Poitras c’è anche il monito a ridurre lo stigma sociale connesso alle tossicodipendenze, che impedisce di affrontare e curare realmente il problema a diversi livelli. Le vittime di ossicodone furono almeno quattromila (tra gli altri fu fatale anche a Prince e Heath Ledger) e la famiglia Sackler cercò di ripulirsi la coscienza e l’immagine promuovendo l’arte in diverse gallerie e istituzioni del mondo in qualità di mecenati. Nan Goldin ha tuttavia ottenuto, grazie al suo impegno, la rimozione del nome e dei fondi dei Sackler dai più prestigiosi Musei del mondo come Louvre, Metropolitan, Tate Gallery e tantissimi altri.

All the Beauty and the Bloodshed, prodotto da Participant, Howard Gertler, John Lyons, Nan Goldin, Yoni Golijov e Laura Poitras, ora distribuito in Italia da I Wonder Pictures, il cui Founder e CEO Andrea Romeo aveva così commentato la notizia del Leone d’oro: «Laura Poitras, di cui abbiamo avuto il privilegio di distribuire Citizenfour (che le è valso sia un Oscar che un Pulitzer) ci porta ancora una volta ad immergerci nella nostra contemporaneità a profondità inesplorate. Lo fa con un film che parla del nostro mondo ossessionato dal profitto e dal potere, lo fa con un film sull’arte e sulla giustizia che ci fa scoprire i meccanismi della comunicazione contemporanea. All the Beauty and the Bloodshed è una esaltante avventura al fianco di una magnifica artista come Nan Goldin».

La regista Laura Poitras aveva così descritto il suo film: «Ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019, due anni dopo che aveva deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell’alimentare la crisi da overdose. Il processo di realizzazione di questo film è stato profondamente intimo. Nan e io ci incontravamo a casa sua nei fine settimana e parlavamo. All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film è costituito dall’arte, dalla fotografia di Nan e dall’eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un’eredità di persone in fuga dall’America».

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