LES MAINS EN L’AIR
Dalla lontananza di un possibile 2067 ci giunge un ricordo, un monito. Les mains en l’air, lungometraggio di Romain Goupil, si limita a sfiorare il futuro. Il film ha l’aria di guardare il nostro presente con occhi molto simili a quelli dei nostri vecchi 50 anni fa. La figura della madre (Valeria Bruni Tedeschi) incarna sì la donna contemporanea engagée, sensibile alla lotta per l’integrazione sociale. Al tempo stesso, però, riflette una ricchezza di umanità, un’ingenua forma di resistenza al mondo di oggi che non si sa dove andare a cercare, se non rifugiandosi in un passato illusorio, quando le cose dovevano ancora succedere.
Il tema di Tutti per uno è quello della solidarietà, accompagnato, però, dal filtro della fuga dalla società. A più riprese Milana, la piccola protagonista della storia, ricorda di non essersi mai sentita così felice come in quei giorni, vissuti lontana dai genitori, ma anche fuori dal mondo, godendo della vicinanza di suoi coetanei e di Blaise in particolare. Un’avventura in uno scantinato, una piccola comune di ragazzi agli albori dell’adolescenza che si oppongono a chi li vuole separare. Riescono ad apparire sinceri anche quando accudiscono una femmina di topo che allatta la sua nidiata: a stento si evita di pensare ai vari cani o foche televisive ammaestrati per strappare tenerezza ad un pubblico sprovveduto.
Nel film di Goupil abbiamo intravisto il Truffaut di L’argent de poche, ma anche la forza del mito delle fiabe abitate dagli orchi. Quei bimbi che origliano il mondo degli adulti, dietro una porta o dall’alto di una scala, rimandano alle illustrazioni di Hänsel e Gretel, ad un mondo che li vuole sopraffare e da cui riescono per un po’ a difendersi. Solo apparentemente vincitori, usciranno infatti dal loro nascondiglio tenendo le mani in alto, come sottolinea il titolo originale del film.
Enzo Vignoli
2 settembre 2011