Un tema delicato. La scelta di raccontarlo attraverso gli occhi dei bambini. La denuncia non apertamente dichiarata ma presente. La strumentalizzazione poteva essereuna trappola in cui inciampare; Roman Goupil (già assistente di Godard e Polanski) riesce invece a costruire una favola profondamente radicata nella realtà che si sviluppa con la spontaneità e la trasparenza che è tipica dei più piccoli.
Tutti per uno (traduzione poco appropriata dell’originale Le mains en l’air, ovvero “mani in alto”) nasce per raccontare le conseguenze spesso drammatiche della politica di rimpatrio dei sans-papier di cui sono stati (e sono) protagonisti molti immigrati clandestini nella Francia governata da Nicolas Sarkozy, con lo sguardo di chi non concepisce le discriminazioni e non si lascia intimidire dal diverso colore della pelle. Perché – questo sembra dirci il regista – è nelle vite dei più piccoli che nasce la vera integrazione. Che le differenze culturali e razziali smettono di essere un problema e diventano una forma di ricchezza.Milana è cecena, ma vive a Parigi da qualche anno. Quando le leggi sull’immigrazione del governo francese mettono a repentaglio la sua permanenza nella capitale, il gruppo di amici con i quali ha già messo in piedi un piccolo commercio di dvd pirata e dolci organizza un piano per nasconderla ed evitare la sua espulsione. Con tanto di nascondiglio, linguaggio in codice e scorte di biscotti per sopravvivere.
Anche sul piano registico come su quello della sceneggiatura, Goupil non calca la mano, lasciando vivere liberamente i suoi personaggi e puntando la macchina da presa sulla loro spontaneità: sulla tenerezza della piccola Alice che nel fare lo zaino per la fuga proprio non riesce a rinunciare al suo specchio a forma di cuore, sulla timidezza di Blaise nel comprare una rosa per Milana, sulla difficoltà della stessa Milana a lasciarsi andare alla spensieratezza quando nel cuore si sente il peso della propria clandestinità. Proprio la bravura e l’innata simpatia dei giovani attori riesce a dare un valore aggiunto alla pellicola, così come la grande prova di Valeria Bruni Tedeschi nei panni dell’unica figura adulta che emerge nel film, perché la sola capace di guardare con gli occhi dei bambini, di mettersi in gioco per le cause dei più piccoli, sfidando critiche e complicazioni anche da parte del marito.
Goupil utilizza pochi movimenti di macchina, sublimando la sua ricerca di verità nei primi piani dei bambini, con delicatezza e sincerità. Come un nonno con un nipote, parla ai suoi spettatori, affidando il racconto di questa favola a una Milana ormai anziana (siamo nel 2067) che ricorda un tempo che fu.
Leggi la trama e guarda il trailer di Tutti per uno
Mi piace
La delicatezza e l’intelligenza del racconto affidato alla spontaneità dei piccoli protagonisti
Non mi piace
Il ritmo a tratti un po’ lento
Consigliato a chi
Ha amato film come I ragazzi del coro e Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, ed è alla ricerca di un film leggero e simpatico ma per nulla banale
Voto
4/5