Tutti vogliono qualcosa: la recensione di loland10
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Tutti vogliono qualcosa: la recensione di loland10

Tutti vogliono qualcosa: la recensione di loland10

“Tutti vogliono qualcosa!!” (Everybody Wants Some!!, 2016) è il diciottesimo lungometraggio del regista di Huston, Richard Linklater.

Come spaparanzarsi sul divano-set e in allegria estrema e giocherellare sulle facezie (im)possibili per cercare di divertirsi senza pensare a nulla. Con molta verve, linguaggio senza confini, sarcasmo buonista, scherzi amorali il film snoda vizi (giovanilmente molti) e virtù (tra battute e lanciatori) di un gruppo di giovani che si apprestano ad iniziare il corso di studi in un campus. E prima di allora (a pochi giorni e ore) lo sfogo è consentito e ogni machismo becero e irriverente è da compiere: birra e ballo, ragazze e misure, maschere e volgarità, paranoie e schizofrenie.
E’ meglio dirlo subito che siamo dalle parti tra “Animal House” (1878, di John Landis con un John Belushi ‘Bluto’ difficilmente copiabile) e “Porky’s” (1982, di Bob Clark) ma il ‘remake’ anni d’oro della gioventù americana riesce a commuovere per l’effetto dejà-vu senza odorare il gusto di un perdente nato e di una commiserata vita sfinita nell’ansia ciondolante di una ricreazione sculettante.

Tutti ma proprio tutti sono fuori di testa: è vero anche che qualcuno esagera oltremisura (che poi misura non c’è in questa pellicola) con vezzi e lazzi di ogni sorta dell’anno 1980 (guai a dimenticarne qualcuno con un perfezionismo costumi-modi e verve da rimpiangere il tempo in bianco e nero…).
Un corso di vita triviale e senza un minimo di freni per dei boys che hanno voglia di scatenarsi senza senso. Un coach che sembra venuto da un dopo-partita con una sconfitta pesante, delle facce debordanti, dei movimenti ottusamente fecali, dei lanciatori fetidi, delle ragazze da rimorchio.
Tremendi questi cazzeggio-menti senza siesta di un manipolo di giocatori (da baseball si direbbe) che non vedono l’ora di orchestrare una partita a inning invertita: rimanere imbecilli, forviare il tempo che passa, scandire le scemenze di una vita bu(a)ttata.
Testicoli o meglio palle dure senza livore, cincischiando tra giochi scaduti e carnevalate; un susseguirsi di linguaggi d’accumulo non volendoci pensare (mai) con corse sul campo per preparare al meglio la partita della vita.
Immondi e teatranti: così Jake (Blake Jenner) trova i suoi nuovi amici del campus. La sua faccia da bravo ragazzo colpisce (subito) la bella Beverly (Zoey Deutch) Sapere dove alloggia, ricordarsi il numero della stanza e andarle incontro tra finte maschere e occhi addolciti.

Il film è timbro di nostalgica malinconia ma è solo barlume lo studio a ritroso: tutto pare flaccido, irrisolto e la verve dei bei giovani solo ‘escamotage’ per non parlare di nulla. Un sogno e nulla più, un tema di ricordo con vestiti, colori, dicerie e luoghi comuni che in un periodo si colloca e disdice un presente come un passato mai vissuto. L’aggrovigliamento di ogni cosa (umana e non) scuote per chi osserva il senso di un (leggero) fastidio e di un appagamento prima di una scena successiva: nulla pare aprirsi, nulla pare attendersi, nulla pare arrivi. Il nuovo è vecchio, il sogno dura troppo nel pensiero di Jake e dei suoi turbolenti amici (Kenny, Glenn, Billy Coma, Nesbit, Finnegan; Plummer e via altri). Ci si sveglia, è vero Jake!

Il cinema di Richard Linklater è fatto di tempi e di parole scorrevoli in esso (come non ricordare la conoscenza di Jese e Celine in “Before Sunrise” -1995- , “Before Sunset” -2004- e “Before Midnight” -2013-): un fluire tra tempi morti e vivi, ritorni, attese, ricordi e istanti (più o meno da raffigurare).
Il disegno è ben delineato, il gusto delle facezie è succoso ma ciò che rimane è un bicchiere di acqua fresca (dopo l’interminabile numero di barattoli e bicchieroni di birra) nonostante le buone intenzioni. Forse si è esagerato con l’elenco-tutto da inquadrare ma il movimento macchina appare frastornato (e fuori quadro) di fronte a cotanta arroganza giovanile. Soverchiata è la storia dietro la ripresa e il sogno svanisce in fretta (nonostante i centoquindici minuti di pellicola) appena usciti.
(ps. I due punti esclamativi sono sul titolo originale, sono sullo schermo ma scompaiono nel titolo del cartellone: misteri…minimi).
Voto: 6,5/10.

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