Albert (Pio Marmaï) e Bruno (Jonathan Cohen), due simpatici scrocconi sempre al verde, nel tentativo di imbucarsi a un aperitivo si trovano coinvolti nelle attività di un gruppo di eco-attivisti. Tra inganni, maldestri sotterfugi e sgangherate azioni di protesta, per i due amici sarà forse l’occasione di redimersi e rimettere ordine nelle proprie vite.
Un anno difficile, il nuovo film della coppia d’oro del cinema francese Eric Toledano e Olivier Nakache, già registi di Quasi amici, parte subito chiarendo il significato del titolo, con un montaggio che mostra dei discorsi di fine anno di vari presidenti della Repubblica francese negli ultimi decenni. In tutti, da Chirac a Hollande passando per Sarkoky, i vari capi di Stato spiegano come l’anno appena passato sia stato per l’appunto un une année difficile, e che quello a venire non protette certo nulla di buono.
I due protagonisti, la coppia comica composta da Marmaï e Cohen, sono due faccendieri male in arnese che si arrabattano tra debiti che è difficile saldare e fanno la conoscenza di alcune figure come Henri Tomasi (Mathieu Amalric), consulente finanziario che però ha abitudini personali tutto’altro che votate alla stabilità economica, e Valentine (Noémie Merlant), ragazza abbiente molto dedita alle lotte ambientaliste e alle battaglie contro il consumismo sfrenato della società contemporanea, che è anche il principale oggetto del contendere intorno i registi costruiscono la loro idea di satira (il mantra usato da Valentine per dissuadere dall’acquisto compulsivo è: «È una cosa di cui ho veramente bisogno? È una cosa di cui ho veramente bisogno adesso?»).
Le proteste per il clima, nell’articolarsi della sceneggiatura, vengono associate alla frenesia da acquisti del Black Friday, e in generale la parabola mira a evidenziare come le tue fazioni in causa sui temi più caldi della contemporaneità, teoricamente contrapposte – a chi parla di eco-ansia si risponde con frasi del tipo “dalla depressione ci siamo passati tutti” -, possano invece mescolarsi più facilmente del previsto e trovare, in un orizzonte ormai totalmente post-ideologico come quello attuale, dei tratti in comune destabilizzanti, spiazzanti e fin dei conti addirittura allarmanti.
Un anno difficile si configura così come una commedia delle parti che tende a mescolare apocalitticamente militanti e qualunquisti, barricaderi della prima ora e goffi e strampalati approfittatori. Lo fa un con un gusto pop che è quasi midcult, come di consueto per Toledano e Nakache, che non a caso dei registi di grande successo commerciale in patria e si rivolgono essi stessi a una cinefilia in parte sofisticata ma anche popolare, come la concezione dei loro film sempre testimonia.
Anche i momenti più fisici sono stemperati e addirittura coreografati con canzoni della tradizione francese, a sottolineare come la priorità sia smussare il reale, attutirlo e smorzarne la drammaticità per riflettere, anche attraverso delle esilaranti gag fisiche e verbali spesso a orologeria, sui contrasti che in profondità lo animano e lo segnano.
Ne viene fuori una commedia sociale e di carattere, calata nelle urgenze del presente: uno sberleffo leggero con un umorismo crowdpleaser ridanciano e accattivante, che vuole essere un ideale punto di convergenza tra lo sboccato e il garbato, tra l’originalità del ritratto sociale e di costume e la presa in giro di idiosincrasie e piccole e grandi meschinità dell’oggi. Una sorta di risposta francese a Don’t Look Up, ma con un’idea di umorismo che, quando ha il coraggio di farsi più cinico e spietato, risulta anche più diretto e autentico.
Foto: Gaumont, Quad Productions, Ten Cinéma, TF1 Films Productions
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